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Dalle lezioni all'Arte...


25 marzo 2010

di: Mark Dundas Wood
Fonte: backstage.com
Tradotto da: Robin
Redatto da: Marcy

Studenti passati dallo studio di scena al palco e al sound stage

Gli studenti di recitazione, se sono fortunati, trovano lezioni che sono soddisfacenti, stimolanti, e pienamente adeguati al costo e al tempo impiegato. Ma una volta ogni tanto, finiscono in un corso che si distingue e va oltre la mera soddisfazione. Qualcosa nel rapporto tra studenti ed insegnante – e tra gli studenti stessi – funziona alla perfezione. Ognuno riesce a fare dolci, sorprendenti balzi artistici in avanti.

Quando trovi un corso del genere, è del tutto naturale volere che la magia continui. Gli attori decidono qualche volta di prendere la commedia che hanno esplorato a lezione, di assicurarsi un teatro, e di portare in scena l’intero lavoro per un pubblico. Di solito questi progetti entrano nel dimenticatoio molto velocemente. Una settimana dopo l’ultimo incontro di lezione, tutti si sono già diretti verso la prossima impresa. Ma Back Stage ha trovato attori che non hanno perso l’attimo – che sono stati in grado di collaborare con compagni di corso per creare messe in scena totalmente realizzate. Questi attori hanno generosamente condiviso con noi come siano riusciti a portare il compito a termine.


La confidenza porta soddisfazione

Quando aveva 20 anni, Liz Rebert aveva provato ad organizzare spettacoli teatrali in collaborazione con amici e conoscenti a New York. “Era una tale fatica”, lei ricorda. “Le uniche persone che potevi invitare alle serate di raccolta fondi erano altri tuoi amici che non avevano soldi”. Come si può immaginare, il gruppo si è sciolto in un battibaleno. Recentemente, comunque, la Rebert – che ora vive in California – ha avuto un’esperienza più fruttuosa con suoi pari, in un gruppo guidato dal drammaturgo- regista - attore - insegnante Paul Kampf. La Rebert e i suoi compagni di classe sono apparsi in un film di un’ora scritto e diretto da lui, dal titolo “From Grace”.

Quando la Rebert è venuta alla classe di Kampf, era sul punto di fermare la sua men che robusta carriera d’attrice: “Pensavo, ‘quest’esperienza sarà il mio barometro. Se partecipo a questa classe e non mi sento eccitata o interessata, saprò che essere attrice non è più il mio destino’. La prima lezione non era neanche finita quando mi divenne chiaro che non era qualcosa che potevo lasciare”.

Dopo un anno nella loro associazione, Kampf disse agli studenti di aver scritto una sceneggiatura per loro e che avrebbero girato un film insieme. La Rebert afferma che lei e gli altri erano dubbiosi. “Non volevo essere eccessivamente negativa”- dice – “ma non volevo sperare invano”.

Kampf comprese il loro scetticismo. “Avevano già sentito questa frase prima”, racconta. “Sono stati in questo campo lavorativo abbastanza per averlo fatto”. Ma anni prima, Kampf era coinvolto nel processo di realizzare i sogni teatrali dei sui stessi compagni di classe. Dopo la laurea specialistica in Illinois nel 1993, aveva legato con loro per formare la Breadline Productions. La compagnia ha prodotto dozzine di première mondiali, infine ha preso in affitto una struttura teatrale a Chicago che li ha aiutati ad auto-sostenere l’intera impresa.

Un paio d’anni fa, Kampf e sua moglie si sono trasferiti a Los Angeles, portando la Breadline con loro. Kampf è passato al cinema, creando un film – con protagonisti Patrick Wilson, John Heard e Neal McDonough – basato sul suo lavoro teatrale “American Gothic”. Quell’esperienza ha fornito a Kampf credibilità ed influenza, e l’ha aiutato a radunare i fondi ed altro sostegno per “From Grace”. La Rebert dice di aver aspettato il giorno in cui le sarebbe stato chiesto di dare il proprio contributo finanziario al film (qualcosa che lei avrebbe voluto anche dare), ma l’inconveniente non è mai affiorato.

Per Kampf, scrivere ruoli con specifici attori in mente è stato un arricchimento. “Cominci a conoscere i legami dietro il talento d’ogni attore”, afferma. “Alcuni dei progetti di maggior successo sono stati quelli sviluppati con riguardo per chi avrebbe recitato quel ruolo.”

In maniera simile, la Rebert ha scoperto che conoscere i talenti e le abitudini lavorative dei suoi colleghi così profondamente ha fatto sembrare la recitazione nel film quasi ‘come un imbroglio’. “Ti fidi già del tuo compagno di scena. Sai che puoi rischiare, e se combini un disastro, va bene lo stesso”, lei dice. “E’ stata l’esperienza artistica che più mi ha ricompensato finora. Ad un certo punto l’ho definita ‘la mattina di Natale della mia carriera’ “.

Dal completamento del film, Kampf ha girato altri film, più brevi, con diversi gruppi di studenti. Le previsioni di distribuzione per “From Grace” sono incerte, ma una produzione compagna – un documentario sulla creazione del film è in fase di preparazione. Kampf spera di trovare un posto per la sua coppia di film in televisione. La Rebert è ultimamente apparsa in un altro progetto di Kampf, questa volta come sua avversaria di scena in “11, September”, che ha avuto luogo a Los Angeles precedentemente quest’inverno. Ma lei enfatizza che Kampf non è interessato ad avere studenti che lavorino in esclusiva con lui. “Lui vuole che tu vada a lezione, ne tragga quello che puoi, e che esca ad affrontare il mondo”, lei afferma.


Di opinioni simili

A volte è a discrezione di uno studente – non dell’insegnante – prendere le redini in mano per permettere ad un progetto di essere attuato. Due anni fa, in uno stage dove Larry Moss insegnava, l’attrice losangelina Claudia Mason aveva visto una scena dall’’OrpheusDescending’ di Tennessee Williams. La Mason seppe immediatamente che il ruolo di Carol Cutrere era uno di quelli che aveva bisogno di recitare. L’anno scorso è stata fortunata abbastanza da essere presa in una versione su scala ridotta, da piccolo palcoscenico dell’’Orpheus’. Il finanziamento per quella produzione è venuto meno durante le prove. Così la Mason si è occupata della faccenda personalmente.

Innanzitutto lei ed un altro attore dello spettacolo cancellato presentarono scene dall’’Orpheus’ per una dimostrazione. La Mason si è rivolta al regista e sceneggiatore Louis Pepe (tra i suoi lavori, ‘Brothers of the Head’) affinchè desse un’occhiata durante le riprese. La Mason e Pepe hanno partecipato a diversi laboratori con Kim Gillingham in cattedra, un’insegnante che combina l’approccio tradizionale dell’Actor Studio alle tecniche d’improvvisazione del punto di vista e ad una forte enfasi della psicanalisi di Jung. Successivamente, dai laboratori della Gillingham si è creato un collettivo, un gruppo che si riuniva regolarmente per ulteriori esplorazioni. Lì la Mason e la Gillingham hanno avuto modo di conoscersi.

Pepe spiega l’approccio della Gillingham: “E’ il capire la connessione tra la logica del sogno e gli archetipi e i miti, e usare la propria personale logica del sogno per inserirsi nella logica del sogno e del mito di un’opera più grande”. La Mason aggiunge, “Esclami ‘Oh, mio Dio – la parte su cui sto lavorando adesso? L’arancia e il gatto in [quel] sogno sono esattamente quello di cui avevo bisogno per capire il ruolo che sto recitando’."

Sebbene Pepe non avesse mai lavorato precedentemente come regista teatrale, la Mason ha sentito un’affinità con lui basata sul loro lavoro insieme nel collettivo. Così quando l’attrice ha deciso di allestire una piena produzione dell’ “Orpheus Descending” destinata all’inizio del 2010, gli ha chiesto di unirsi alla squadra. Nella stessa maniera, lei ha trovato il principale uomo di scena dello spettacolo, Gale Harold (conosciuto per il telefilm della Showtime “Queer as Folk”), tramite la Gillingham; Harold aveva lavorato con Kim, ma non era parte del collettivo.

Nonostante volessero senza dubbio un pubblico pagante per il ciclo di 24 recite, la Mason e Pepe erano più focalizzati sul potenziale artistico che non quello commerciale della produzione. Pepe ricorda una ricerca fatta con la Mason per possibili sedi e un incontro con un rappresentate da un teatro locale:

“Ricordo di essermene stato seduto a parlare con quel tipo. E lui ci ha riservato un atteggiamento del tipo ‘Bene, non hai mai diretto un’opera a teatro. E non ho mai visto te, Claudia, sul palco. Come faccio a sapere che sei la ragazza migliore per il ruolo, e come faccio a sapere che tu sei l’uomo perfetto per dirigerlo?’ E bla, bla, bla. E ho pensato, ‘questo è esattamente l’atteggiamento che non ha niente a che fare con quello che stiamo facendo’."

Il duo ha assemblato il cast senza sostenere audizioni formali. Per il ruolo principale di Lady, la Mason ha condotto Denise Crosby, che lei conosceva dai laboratori di Larry Moss. Altri attori sono stati suggeriti da Pepe e dal produttore organizzativo Ginger Perkins.

Poiché la Mason – nel suo ruolo da produttore esecutivo – si occupava dell’amministrazione finanziaria dell’”Orpheus”, ha potuto stabilire il tenore per la produzione. L’approccio dell’attrice faceva eco a quello dei laboratori della Gillingham. (Kim Gillingham non ha collaborato allo spettacolo ma ha donato spazio per le prove). Chiaramente, gli 11 attori della produzione – ognuno era pagato pochi dollari a settimana, secondo un accordo del Sindacato Attori per i teatri con un numero di posti a sedere limitato – si sono avvicinati allo spettacolo con uno spirito di esplorazione creativa. Alcuni erano entusiasmati dalla sfida di recitare ruoli multipli.

La Mason sostiene il suo racconto affermando che non un singolo attore nel grande cast ha abbandonato la squadra per inseguire un’opportunità più remunerativa. Avere artisti che hanno condiviso i suoi valori l’ha agevolata nell’assicurare una partenza senza intoppi. ‘La cosa grandiosa di classi, laboratori e collettivi è che si è di solito con persone che pensano come te”, lei dice. Approcciare simili compagni di corso per farne collaboratori, lei suggerisce, ha perfettamente senso.


Vieni Lunedì

Un leader forte – sia un insegnante come Kampf o una studentessa come la Mason – può aiutare una collaborazione tra artisti compagni di scuola a restare sui binari. Per come la mette la Rebert, “Se c’è una persona operativa di cui tutti più o meno si fidano e a cui ci si affida , le cose scorreranno un po’ più facilmente rispetto ad una situazione in cui le persone vanno in direzioni differenti.”

D’altro canto, l’idea di affidarsi a qualcuno non sempre è ben accetta. Un ensemble senza un singolo leader designato certamente affronta sfide serie, ma un tale modello non è necessariamente impossibile. Prendete il caso della Collective, una compagnia di New York formata da diplomati dal programma di due anni al William Esper Studio.

Robert Z. Grant e Kevin Kane, due dei membri fondatori della Collective, descrivono sfacciatamente il loro ensemble come sostenitore di ideali “socialisti”. La compagnia, spiegano, è stata modellata in parte sul Group Theatre, formato a New York nel 1931 da Harold Clurman, Cheryl Crawford e Lee Strasberg.

Kane afferma che a lui e ai suoi amici studenti era stato detto dalla facoltà di Esper quanto fossero fortunati ad essere parte di una classe forte in modo così consistente. “Così abbiamo escogitato un modo per alimentare la fiamma”, dice. “Abbiamo cominciato con l’idea di incontrarci e di leggere un’opera ogni settimana. E’ grosso modo iniziato a sbocciare tutto da lì. Due o tre di noi si sono riuniti e hanno detto, ‘Bene, chi altri vogliamo?’ “ La loro prima rappresentazione pubblica è stata nell’autunno del 2007, con “The Lesson” di Eugène Ionesco, nella quale Grant aveva il ruolo principale. Da allora, il gruppo ha ristretto il proprio interesse soprattutto nel produrre nuovi lavori.

Il punto focale dell’identità della Collective è il regolare incontro del lunedì sera. Religiosamente, i membri si riuniscono ogni settimana in uno spazio teatrale newyorkese per presentare un lavoro ed ottenere una riscontro. Gli incontri del lunedì forniscono loro la possibilità di nuovi nodi per le carriere, ma il più delle volte queste sono sessioni di lavoro orientate verso il processo della recitazione, offrendo un santuario creativo agli attorilogorati dalla ricerca giornaliera di spettacoli commerciali. “Ho notato che lavoro più il lunedì sera rispetto a qualsiasi altro posto”, dice Grant.

Quincy Beard, membro della Collective , aggiunge che gli attori di New York frequentemente si ritrovano soggetti ai capricci dei direttori di casting e degli agenti. Gli artisti della Collective “hanno molto orgoglio nell’abilità della recitazione”, lei afferma, “perché è qualcosa che possiamo controllare.”

Quando la compagnia si è estesa, ha inglobato scrittori, registi, e attori non provenienti dallo studio Esper. Il gruppo celebra il lavoro che i membri fanno al di fuori della Collective – finchè ritornano e condividono quello che hanno imparato. L’obiettivo è per ognuna delle presentazioni pubbliche della Collective quello di sostenersi da sola con i guadagni del box office. Il gruppo ha anche tenuto eventi di raccolta fondi, includendo le Collective Comedy Nights, serate con la presenza di sketches con protagonisti i membri dell’ensemble, così come solisti dal vivo del calibro di Jim Norton, Judah Friedlander, e la stessa Amy Schumer della Collective.

Al posto di un direttore artistico, la Collective è gestita da nove membri fondatori e da un consiglio di cinque membri registi. Grant riconosce che c’è stato “un gran tiro alla fune” nei primi giorni nel gruppo, ma alla fine i membri si sono seduti per abbozzare un progetto e chiarire i loro scopi. Il disaccordo è, certamente, impossibile da superare completamente, comunque è stata strutturata un’organizzazione. Il Group Theatre si è sciolto in parte a causa del contrasto tra i suoi membri. Ma i membri della Collective tengono ogni impulso litigioso sotto controllo ricordandosi l’un l’altro che sono insieme per celebrare il processo della recitazione. Kane afferma, “Sono stato capace di affiancare me stesso a persone con le quali, se non avessi lavorato, avrei pagato per vedere – e per le quali avrei fatto di tutto per lavorare. E riesco a fare questo ogni settimana. Quando credi nel processo della persona vicino a te, ciò costituisce un ensemble forte.”



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