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Out of the Box intervista a Gale Harold

28 settembre 2016

Transcript di: xoxoemynn
Fonte: xoxoemynn.tumblr.com
Tradotta da: Klaudia62
Redatta da: Marcy Screencaps

David: La premessa di questo film è che il mezzo televisivo sia più forte di quanto la gente possa mai capire, sia che per chi la guarda e sia per chi la fa. Quando ho iniziato questo film anni fa, lo scopo era quello di vedere il mondo attraverso gli occhi di persone che interpretavano dei ruoli, quando si chiamava “Playing Gay” prima che diventasse “Out Of The Box”. Ho sempre pensato che recitare il ruolo di un gay, in particolare per un attore non-gay, ti avrebbe insegnato qualcosa, stavi per imparare qualcosa che non avresti potuto conoscere in nessun altro modo se non lo avessi sperimentato . Ci sono un sacco di ruoli di questo genere, reciti la parte di un assassino, la parte di un medico e impari qualcosa. Ecco come tutto questo è cominciato. Parleremo di questo tra poco. Mi piacerebbe iniziare parlando di come tu hai iniziato. Tu hai iniziato crescendo ad Atlanta, giusto?

Gale: Sì.

David: Durante i primi quindici anni della tua vita hai vissuto in un ambiente molto, la parola giusta potrebbe essere, regolamentato? Era caratterizzato dalla religione? È un’affermazione giusta?

Gale: In una certa misura.

David: Ti ricordo che io, come le cose che dirò, saremo tagliati via, quindi ti prego di parlare cercando di rimanere all’interno del contesto. Parlami di come sei cresciuto.

Gale: Sono cresciuto ad Atlanta, Georgia, in periferia, nelle zone circostanti, a sud-ovest della contea di DeKalb. Sono nato ad Atlanta centro ma sono cresciuto a Decatur e Stone Mountain e nel sud di DeKalb. E ad un certo punto della mia vita, la mia famiglia è diventata molto seriamente coinvolta con la Chiesa Pentecostale, la Chiesa Pentecostale meridionale, convertiti, un’organizzazione piuttosto grande e, forse a partire dall'età di sei anni o giù di lì io sono stato proiettato in quel mondo. C’erano funzioni cinque volte a settimana - il mercoledì, il lunedì sera, e due funzioni la Domenica. Fanno cinque, giusto…forse? E c'era un’organizzazione giovanile molto grande. " Christian Rock " era una cosa che aveva luogo di lunedì sera. In realtà era quello che succedeva la Domenica ad essere in qualche modo unico, abbastanza peculiare per quei tempi, parlando del corpo della chiesa e di ottima musica. A volte avevamo anche due batteristi sul palco, allo stesso tempo, quindi si trattava quasi di una sorta di gospel blues e southern rock, e la gente parlava in lingue diverse e sveniva, tutte cose così.

David: Tu partecipavi in maniera attiva o eri più una sorta di spettatore?

Gale: Principalmente uno spettatore. Voglio dire che ero un po’ dentro e un po’ fuori quando ero più giovane ma non mi sono mai integrato con quel mondo. Ho guardato un sacco. La musica era una parte interessante di esso, ma a parte questo, il resto erano più che altro le storie della Bibbia e il cercare di stare lontano dai guai, come si fa in un qualsiasi altro luogo.

David: Eri bravo a restare fuori dai guai?

Gale: Ero abbastanza bravo. Riuscivo a tenere la testa bassa, sai che intendo? Avevo amici che venivano beccati e io volevo solo non dare nell’occhio.

David: Fratelli?

Gale: Una sorella maggiore, un fratello minore.

David: Quale è la differenza di età? Tu sei nel mezzo.

Gale: Sono di sei anni più giovane di mia sorella e di quasi otto più vecchio di mio fratello, sette e qualcosa. Non posso davvero parlare di mio fratello, giusto perché si sappia.

David: Non è necessario, va bene. Io sono figlio unico. Quello che mi pare di capire comunque è che in un certo modo, con quella differenza di età, tu te ne stavi un po’ per conto tuo. Non eravate vicini di età…

Gale: Sì, la differenza di età tra mia sorella e mio fratello era un po’ una linea ideale e l’essere in quella posizione, in mezzo, era un modo facile per essere invisibili, capisci? E con mia grande gioia, in realtà, è stato davvero… veramente forte.

David: Hai fatto parte di quel mondo fino alla tua adolescenza, fino a quindici anni?

Gale: Fino a quando avevo circa... praticamente mi sono allontanato rapidamente appena presa la patente e poi ho lasciato del tutto quel mondo quando avevo 17 anni. Dopo di che non sono più tornato indietro a quel mondo di chiesa.

David: Che cos’era… hai detto quello che ti piaceva di quel mondo, che la musica era coinvolgente ed era integrata in maniera interessante, cosa non ti piaceva?

Gale: Non mi piaceva il dover stare al chiuso all’interno dell’edificio della chiesa così tanto durante la settimana. Questo è stato un poco irritante. Ero solo un ragazzino, sai? Volevo solo stare all’aperto come qualsiasi altro bambino. Non sono mai stato davvero così fanatico a quel riguardo dal preoccuparmi di quello che provassi riguardo alla religione o a Dio o Gesù o qualsiasi altra cosa. La mia mente era da qualche altra parte. Semplicemente non mi piaceva tutto quel rigore. Non mi sembrava che ne avrei ricavato nulla nell’immediato. Mi piaceva leggere la Bibbia, mi piaceva sentir parlare del Vecchio Testamento, mi piacevano un sacco di quelle storie, ma non faceva veramente per me.

David: Hai letto il Levitico?

Gale: Si, ne ho letto la maggior parte. Mi è venuto in mente recentemente uno dei passaggi più bizzarri che ricordo di aver sentito per la prima volta e di esserne rimasto scosso, riguardava il figlio maggiore di David? Il figlio maggiore di David era… o forse era suo fratello maggiore? Stava cercando di fuggire a cavallo attraverso la foresta, ma i suoi capelli sono rimasti bloccati nei rami di un albero ed è rimasto appeso per i capelli? Si è spezzato il collo… in ogni caso. Chi può sapere quanto sia accurata quella storia? Ma questo è il genere di cose che mi interessavano, oltre alla musica. Il Libro delle Rivelazioni era… gran bel lavoro… questo tipo di cose.

David: Ma i tuoi valori come persona... deve essere stato piuttosto difficile, per via di quei cinque giorni alla settimana, eri in un ambiente piuttosto esigente e pentecostale, abbastanza particolare, come quel fatto di parlare lingue diverse. Era decisamente separato dal mondo non religioso. Questa è la mia percezione, dimmi se sbaglio.

Gale: Be', sì, la Chiesa Pentecostale alla fine degli anni settanta e all'inizio degli anni Ottanta era abbastanza tribale. Lo Spirito Santo che entra nel tuo corpo e che esce dalla tua bocca in una lingua che solo tu e Dio potete capire. C'è un po’ di “Willy Wonka” in tutto questo, e anche qualche cosa che ricorda “Clockwork Orange” [Arancia Meccanica], succedevano un sacco di cose di questo genere. Ed era anche piuttosto isolata nel suo mondo, ma è come per qualsiasi altro luogo, capisci cosa voglio dire? E’ pieno di simulatori e pieno di doppiogiochisti e ciarlatani che operano lungo tutta la linea. E mi dispiace dire questo, ma vale per qualsiasi gruppo organizzato di persone con una gerarchia, è semplicemente il modo in cui le cose funzionano. Sappiamo tutti che è così. È la natura umana.

David: Si, lo sappiamo. Stavi semplicemente lasciando tutto quello o stavi andando in cerca di qualche cosa non appena presa la patente?

Gale: Tutte e due le cose. Entrambe direi. Volevo lasciare quel mondo perché avevo abbattuto il muro dei dubbi e le ritenevo [ride] tutte cazzate. Sai? Ho giocato quella carta. E non c'è alcuna spiegazione. Non ti porta assolutamente a niente. Non ho mai visto una spada fiammeggiante. A meno che non fosse su qualche palco da discoteca da qualche parte. Ma si, io non ci credevo, non me la sono bevuta. Amavo le storie e ho amato il mito, ho amato la poesia, ho amato l'intensità, ho amato la musica, ma quella realtà giorno dopo giorno era chiaramente assurda.

David: Quanto ne sapevi del mondo esterno prima di lasciarti tutto alle spalle? In altre parole, in che tipo di ambiente domestico… Per esempio, avevi la televisione? Potevi guardare la tv?

Gale: Sì, in una certa misura. Non molto. Ad un certo punto abbiamo avuto la tv via cavo quindi ho potuto vedere alcuni film in televisione. Ricordo che le due cose più grandi che ho visto in televisione, penso fossero di domenica pomeriggio, sono state parte del film “Lawrence of Arabia” che mi ha lasciato senza fiato. E poi ho visto… c’erano Helen Mirren, Gabriel Byrne [un po’ in difficoltà, pensa intensamente] …John Schlesinger, quale era il nome di quel film? Il film sulla leggenda di Re Artù? Quale era il titolo? Quale era il nome di quel mondo?

David: Non Camelot, no.

Gale: No, non era Camelot.

David: Tieni a mente questa cosa, ci torneremo più avanti. Ma quindi potevi guardare i film in tv. Guardavi, a quei tempi, la televisione televisione?

Gale: A volte. Quando ero un ragazzino, guardare la televisione era un po’… io giocavo un sacco a calcio quindi ero fuori nel pomeriggio fino alla sera presto e poi me ne andavo nella mia stanza ad ascoltare dischi. Mi ricordo programmi come “All in the Family” [Arcibaldo], mi ricordo di “Dukes of Hazzard” [Hazzard] e mi ricordo di “Sesame Street” [Sesamo Apriti]. Quello era uno dei programmi che probabilmente ho guardato di più. Mi ricordo il “The Gong Show”. Mi ricordo che mia mamma guardava un sacco di soap opera di giorno. Mi ricordo di aver visto quella roba quando ero un ragazzino. E guardavo un programma sulla televisione pubblica di Atlanta chiamato “Soccer Made in Germany”, erano partite di calcio tedesche che erano commentate da un presentatore inglese, perché ho giocato molto quando ero un bambino così per me guardare quel programma era… come effettuare un tiro lungo che finisce da qualche parte su in tribuna. “ The Love Boat “ [Loveboat]. [ride]

David: Già, chi non avrebbe voluto essere su quella barca?

Gale: Giusto. [ride]

David: Tu hai citato “All in the Family”. Ovviamente, “All in the Family” è stato uno show abbastanza controverso. Ha fatto innervosire qualcuno? C'era qualcosa che non ti era permesso guardare e che guardavi di nascosto?

Gale: Non mi era permesso guardare una mini serie su Marco Polo, perché era sponsorizzata da Arm & Hammer mi pare, e Arm & Hammer aveva sul retro del loro… uno dei loro logo mostrava una falce e delle stelle, giusto? La luna e le stelle. Ed in qualche modo quel simbolo veniva interpretato dalla chiesa che frequentavo da bambino come un simbolo al limite del satanico o, eventualmente, un simbolo dell'apocalisse imminente, quindi non mi era permesso guardare quella serie. “All in the family” era troppo intelligente per la mia famiglia. Non avrebbero mai colto il sottotesto. Ed è stato molto insolito, sai? Nord-est,. Sud-est. Ci muovevamo a circa [usa l’accento del sud] questa velocità. [schiocca le dita con ritmo lento]. Ed il mondo Irlandese-Americano che sarebbe potuto essere… [ride] ero magari Olandese o Irlandese del Nord in qualche misura, ma non c’è stata nessuna influenza importante da parte della famiglia, in termini di tribù..

David: Ti ricordi di aver visto alcune di quelle immagini in tv, mentre stiamo parlando ora, perché era la prima volta che la gente vedeva qualche cosa che fosse al di fuori del loro nucleo familiare e “All in the Family” ha avuto davvero una gran parte nell’abbattere quella barriera. C'erano persone omosessuali. Ti ricordi niente di tutto questo?

Gale: Non me lo ricordo da bambino. Mi ricordo più facilmente di come la famiglia Jefferson sia poi arrivata… Penso che, se non ricordo male, e potrei sbagliarmi del tutto, ma è la sigla, i titoli iniziali dei Jefferson, non è quello il momento in cui girano entrando dentro la copertina apribile che rappresenta un dipinto su di un disco di Marvin Gaye e tutti ballano in discoteca? Un quadro bellissimo. Non so, forse mi confondo con un altro show dove avevano usato questa scena come parte delle immagini dell’introduzione, ma era tipo uno di quei bar dove suonano musica con il jukebox, e c'erano tutte queste belle persone che ballavano e sudavano in diverse posizioni e mi ricordo che Marvin Gaye lo aveva utilizzato all'interno della copertina dell'album. E mi ricordo, in qualche modo credo di associarlo alla loro sigla finale, la telecamera faceva come una panoramica, e questo l’ho saputo molto tempo dopo, ma questa è stata una cosa più efficace o interessante per me per via della chiesa a cui andavo e della parte della città in cui sono cresciuto erano…

[Si sentono delle sirene in lontanza.]

David: C’è una sirena che si avvicina. Asher, mi senti? Ti ricordi di quale show si trattava? [rumori in distanza] Il film era “Excalibur”

Gale: Il film era “Excalibur”, sì, e Gabriel Byrne interpretava Lancillotto e Helen Mirren interpretava Morgana. Mi ha lasciato senza fiato. Per un bambino di otto anni vedere Helen Mirren senza vestiti era… era troppo.

David: E’ ancora troppo.

Gale: E’ ancora troppo.

David: Lei è così meravigliosa, anche adesso. La signora Helen Mirren. Parleremo della signora con cui hai lavorato tra un poco. Allora una cosa che continuo a sentire è l’ascoltare musica. E’ un ritmo che hai in testa. C'è musica nella tua testa tutto il tempo.

Gale: Penso che sia così.

David: Marvin Gaye e musica di chiesa , David Bowie. A quel punto, come hai detto, erano tutte stronzate quello che ti raccontavano. Dove pensavi di voler andare?

Gale: Non lo sapevo. Voglio dire, le ho definite stronzate, una scelta di parole mia e la mia interpretazione della cosa. Volevo solo uscirne, capisci? Volevo solo andarmene. Volevo davvero andare ad una scuola, dopo il liceo, che fosse lontana. E sono finito in DC ma solo per mezzo semestre, poi ho abbandonato. Sono tornato ad Atlanta per un poco, sono andato a Tucson per un po' di tempo, ho gironzolato un poco nei dintorni, sono tornato ad Atlanta, ho risparmiato, e poi mi sono trasferito a San Francisco per studiare fotografia e il processo di stampa al San Francisco Art Institute. Diciamo che la mia fuga è stata un po’ a singhiozzo. Sono tornato indietro e poi me ne sono andato, sono tornato indietro e poi me ne sono andato di nuovo, ma quando alla fine ho avuto modo di arrivare a San Francisco, quella era l’ultima volta in cui avrei vissuto ad Atlanta per un periodo di tempo abbastanza lungo. Me ne sono andato da allora.

David: Quando sei arrivato a San Francisco, quanti anni avevi?

Gale: Diciannove.

David: Diciannove. Quando sei arrivato a San Francisco, era la prima volta che andavi in quella città?

Gale: Sì. Ero stato in California una volta quando ero un ragazzino. Ero stato a Bakersfield e Riverside, a Los Angeles e a San Diego per un tour di calcio, ma non siamo riusciti a vedere molto. E non ero mai stato a nord della California, mai stato a San Francisco. Non ero mai stato a Oakland, Sacramento, in nessuno di questi luoghi.

David: Quindi, se sto facendo bene i calcoli, siamo alla fine degli anni ottanta.

Gale: '89.

David: '89. E quale è stata la tua impressione di San Francisco? Era un mondo completamente diverso da quello da cui provenivi?

Gale: Sono andato a San Francisco, sono atterrato, credo, intorno alle 3.00 del pomeriggio. Io e il mio amico, insieme a cui avrei frequentato la scuola, che avevo conosciuto a DC, avevamo entrambi deciso di lasciare la città e cercare di arrivare a San Francisco in qualche modo. Lui era cresciuto a Palos Verdes, era un ragazzo della California, faceva motocross, il classico ragazzo archetipo degli anni settanta, ottanta della California del Sud, ma aveva alcuni amici che vivevano a San Francisco e aveva trascorso un poco di tempo lì ed entrambi eravamo stanchi di Washington, DC, e volevamo andare da qualche altra parte, ed io mi ero già iscritto per andare a scuola lì. Così lui ha detto, “se io fossi in te, quello è il posto dove mi piacerebbe andare” e tempo dopo mi ha chiamato e ha detto “sto per venire a vivere lì ed ho fatto il trasferimento al San Francisco State” così mi è venuto a prendere all'aeroporto alle tre del pomeriggio e siamo andati dritti al Golden Gate Park e siamo ritornati indietro verso la Mission, che a quel punto era ancora praticamente un posto da lamette e aghi ipodermici e tanto divertimento. [sorride] Più o meno è andata così.

David: Io c'ero stato dieci anni prima ed era così allora. Ma la Haight, parlo di quasi venti singolari ed eccentrici anni dopo l'estate dell'amore, la Haight [Haight-Ashbury, è un quartiere di San Francisco che è stato il centro del movimento hippie negli anni 60 - ndt] stava diventando gay a quel punto.

Gale: Non ho avuto esperienza di tutto questo fino a… quelle prime due settimane stavo semplicemente esplorando. La cosa che mi ricorderò sempre e che si è fissata nella mia mente… era che avevo sentito tanto parlare di San Francisco, e avevo letto così tanto a riguardo e visto parte di essa in alcuni film, ma mi sentivo davvero come se stessi andando ad un party. Io entravo dalla porta principale. E la maggior parte delle persone se ne stava andando dal lato opposto della stanza, capisci? Era la fine di un periodo. Tutto è cambiato molto nei primi due anni che ho vissuto là. Ma rispetto ad oggi, era piuttosto esotica, e sono davvero felice si essere stato là proprio in quel momento.

David: Conoscevi “Tales of the City” [una serie di nove romanzi scritti dall'autore americano Armistead Maupin – fonte wikipedia – ndt] ?

Gale: Non ne ero a conoscenza quando sono arrivato. Ne avevo sentito parlare, ma ho imparato di più al riguardo anni dopo. Ne ho imparato dal punto di vista storico grazie ad alcune persone che conoscevo e che erano cresciute lì, dalla storia politica della città e da amici che ho conosciuto e che sono diventati amici a me molto cari vivendo lì e che erano fuggiti a San Francisco perché volevano essere liberi da ovunque fosse il posto da cui provenivano, erano finiti lì perché erano musicisti o artisti. Così l'interazione con le persone che ho conosciuto mi ha portato velocemente a conoscerne la storia.

David: E’ stato il primo posto in cui hai visto molte persone gay?

Gale: No, il primo posto dove ho visto molte persone gay è stato Atlanta. Assolutamente. E nella mia chiesa, ad essere onesti. Non era una cosa ufficialmente riconosciuta, ma c'erano alcune persone, che credo… ed è per questo che è così assurdo che usassero quella frase, “Non chiedere, non dire” [Don’t ask, don’t tel]. A quel punto era diventata una specie di scenetta che si ripeteva di continuo “va bene, non ne stiamo parlando, non sta succedendo, giusto. Io so perché quell'uomo è più simile a mia madre che a mio padre… ma immagino che non ne parleremo.

David: Ma invece parlavano di come fosse un peccato, giusto?

Gale: O si! Sì. Non ricordo di averlo sentito dire specificatamente durante la predica dal pulpito, o perché non stavo ascoltando o perché non ho sentito o non mi ricordo, è passato troppo tempo. Ma devi ricordare che stiamo parlando del Sud. Che tu sia Battista o Episcopale o qualsiasi altra cosa o anche se non si è religiosi, questi sono vecchi atteggiamenti di comportamento americani. Quello che sei e non sei autorizzato a fare in pubblico e le ipotesi, basate anche solo sul linguaggio del corpo e l'inflessione della voce e tutte quelle cose, sono un terreno fertile per creare una lista piuttosto lunga per i bulli, e per un sacco di ragioni diverse. Ma non è mai stato considerato bene.

David: Per te, guardando a tutto questo, prima da adolescente e poi da giovane uomo, prima in DC, e poi a San Francisco, ti sei formato un tuo punto di vista? Sei arrivato a San Francisco, alla fine del decennio che è stato devastante per gli uomini gay. Quanto eri consapevole di questo?

Gale: Credo che la mia comprensione di ciò che AIDS significasse, del significato di questa parola, derivasse quasi esclusivamente dal guardare il telegiornale. Nel momento in cui mi sono trasferito a San Francisco, io non avevo conosciuto nessuno di persona che avesse chiaramente parlato con me di questo problema, ne’ che conoscesse qualcuno che ne fosse affetto o che fosse spaventato o preoccupato. Avevo sentito degli annunci del servizio pubblico sul sesso sicuro o lo scambio di aghi o l'uso di droghe... Non ero un tossicodipendente e non ero in quel mondo per questo non avevo una consapevolezza diretta della cosa, E’ stato solo quando ero già a San Francisco e dopo aver visto per la prima volta qualcuno che era malato e fui messo al corrente di cosa quella malattia fosse da persone che erano in grado di spiegarmelo. E poi c’erano le persone con cui lavoravo, con cui uscivo e con cui andavo a scuola e quindi ci furono un sacco di conversazioni a questo proposito. Sai, sullo stare attenti, stare attenti, stare attenti. Ed io andavo a scuola con pittori e scultori e fotografi e artisti in generale quindi... fu in quel periodo che Piss Christ [Piss Christ è una fotografia realizzata nel 1987 dal fotografo statunitense Andres Serrano. La foto raffigura un piccolo crocefisso di plastica immerso in un bicchiere di vetro contenente l'urina dell'autore. L'opera ha vinto, nel 1989 il premio Awards in the Visual Arts ed è stata danneggiata da cattolici il 17 aprile 2011 durante la sua esposizione ad Avignone, in Francia – fonte wikipedia] divenne un pezzo importante, e Blood on the Flag [Blood on the Flag è un album di Mussolini Headkick uscito nel 1990 - fonte wikipedia], e Jesse Helms [Jesse Helm senatore americano morto nel 2008, maggiori informazioni su wikipedia], e così quello divenne un tema costante nelle conversazioni, che fosse questo specifico argomento o che fosse il fatto che il mondo pareva cadere a pezzi attorno a noi.

David: Hai detto di averne sentito parlare grazie alle notizie in televisione. Ti ricordi, qualche anno prima, di Rock Hudson? Ti ricordi di averne sentito parlare in tv?

Gale: Penso di ricordarmi di Rock Hudson. Ricordo qualche cosa di sussurrato perché mia mamma aveva visto qualcosa in televisione e di essere rimasto fuori da quella storia non sapendone niente in realtà, ma sentendo solo borbottii al riguardo, ma sono venuto a conoscenza dei dettagli di quella storia molto più tardi. Sì, era successo molto prima che io fossi a San Francisco.

David: Ti ricordi la fine degli anni '70… per esempio di Anita Bryant [Anita Jane Bryant è una cantante e attivista statunitense, nota soprattutto per le sue prese di posizione contro l'omosessualità e protagonista negli anni 1970 di campagne politiche per impedire la parità di diritti ai gay - fonte wikipedia - ndt]?

Gale: Oh si! Mi pare che Anita Bryant fosse una persona altamente considerata nella mia chiesa o che fosse venuta a tenere un discorso lì. Potrebbe essere venuta a parlare una domenica pomeriggio. Ho passato un sacco di tempo in Florida, quando ero un bambino, una buona parte della mia famiglia vive lì, così tutto ciò che ha a che fare con le arance e il succo d'arancia, è come impresso a fuoco nella parte posteriore del mio cervello. Dunque, da una parte lei faceva sempre questi pezzi promozionali per l'industria delle arance. E poi dall’altra parte, faceva queste dichiarazioni, come una triste mietitrice, di come molte persone avrebbero dovuto essere rimosse, e di come le cose avrebbero dovuto essere e del perché ne succedevano altre.

David: Ma eri giovane. Hai, e di pure il suo nome, se ti è possibile, hai un tuo ricordo, un’impressione di Anita Bryant?

Gale: Oh, mi ricordo di lei che aveva i capelli cotonati, una nuvola... Me la ricordo che indossava abiti bianchi. Mi pare di ricordare di aver visto una pubblicità nella quale lei camminava attraverso degli aranceti con le telecamere su delle gru, un girato che scendeva in picchiata su di lei e tutto quello che diceva sull'industria delle arance della Florida, credo... o quello era un film di John Waters [John waters, conosciuto per il suo carattere dissacrante e provocatorio verso i valori tipici americani, è considerato uno dei nomi cardini del cinema indipendente statunitense degli anni settanta. I suoi film, oltraggiosi e blasfemi, esibiscono intenzionalmente scene giudicate di “cattivo gusto” - fonte wikipedia - ndt] che è da qualche parte nella mia mente e che ho appena messo insieme in questo momento, non lo so.. >

David: Penso che sceglierò la versione in cui tu in realtà lo ricordi davvero, ma John Waters va bene. Tu ti ricordi questo, ma ti ricordi di aver sentito la gente parlare di quello che lei stava dicendo?

Gale: Oh, questo è il mio punto. Questa è una specie di sovrapposizione. Ho la percezione di questa donna che era una celebrità/personalità/cantante che in qualche modo pubblicizzava arance, ma dietro a questo, e in modo molto diretto, attaccava il mondo degli omosessuali e decretava che la loro sofferenza e la cosa che era accaduta loro fosse in qualche modo venuta dall'alto e che se la fossero meritata. E penso, tornando indietro a quello di cui stavo parlando prima, il mio istinto, alle stronzate che volavano intorno alla chiesa, fa tutto parte di questo. Era solo la mia intuizione di bambino. Tu non puoi dire queste cose. Come si può... esistono i laboratori, esiste la scienza, esiste la medicina, non puoi iniziare a dire che esistono i cavalli alati. Lo sappiamo. Sappiamo che non esistono gli unicorni. Sappiamo che Narnia è un ambiente ideale per un libro, ma che non è reale. Gesù non ha camminato sulle acque. Semplicemente non lo ha fatto. Quindi l'AIDS non è una sorta di dannazione voluta da Dio, e dire queste cose è da stupidi.

David: E' peggio di così. Ha causato la morte di un sacco di persone.

Gale: Vero.

David: Parlando di qualcuno che di fatto è morto, Harvey Milk [Harvey Bernard Milk (22 maggio 1930 – 27 novembre 1978) è stato un politico statunitense, militante del movimento di liberazione omosessuale. Fu assassinato insieme al sindaco di San Francisco, George Moscone nel 1978 dall'ex consigliere comunale Dan White. Nel 2009 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha conferito alla memoria di Milk la massima decorazione degli Stati Uniti, la Presidential Medal of Freedom, per il suo contributo al movimento per i diritti dei gay – fonte wikipedia - ndt]. Ti ricordi qualche cosa al riguardo?

Gale: Dunque, torniamo a parlare di “Tales of the City”, ho imparato di più su quello scritto dopo aver imparato a conoscere Harvey Milk e la storia della città. Lui è un'icona, quindi esiste un’iconografia al riguardo, c'è la sua foto, ci sono ricordi lasciati per lui, così ho assimilato un sacco di cose durante il mio percorso, ma più a lungo vivevo lì e spendevo un sacco di tempo in biblioteca e conoscevo persone che erano cresciute lì, nate e cresciute lì, più conoscevo le cose direttamente e di persona. Non ho fatto ricerche al riguardo. Ho capito in maniera molto organica.

David: Sono contento che sia avvenuto così. Io lo ho incontrato quando ero ragazzo, non avevo ancora dichiarato la mia omosessualità e lo ho ascoltato fare quel discorso per cui poi è diventato famoso. Diceva che lo stava facendo per quel ragazzino quattordicenne di Altoona, Pennsylvenia, che non sa che ci sono altre persone come lui nel mondo. Ed io avevo 21 anni quando l’ho sentito fare quel discorso e non sapevo ci fossero altre persone come me. Ma andiamo avanti veloce, arrivi a San Francisco, stai studiando, sei circondato da artisti, alcuni gay, alcuni etero. Immagino che ci abbiano provato con te. Deve essere successo. La gente reagisce a questo in modi diversi, a seconda dei periodi di tempo, c’è stato un tempo in cui se succedeva la reazione delle persone era quella di tirarsi indietro quasi sotto shock. Hai avuto questo tipo di esperienza?

Gale: Ebbene, a San Francisco, diciamo che mi ero abituato a queste situazioni, perché come ho detto, sono cresciuto ad Atlanta, e ho iniziato a lavorare nei ristoranti quando ero abbastanza giovane. Ho lavorato in Virginia Highlands, ho lavorato in North Avenue, avevo molti amici a Decatur. Piedmont, Virginia Highlands, North Avenue, Ansley Park era un quartiere gay da tanto tempo, ed è lì che ho capito il motivo per cui tutte le migliori architetture, molti dei migliori ristoranti, sono sempre in certi quartieri, giusto? Ho lavorato in alcuni ristoranti veramente buoni, e ho lavorato con molti uomini gay e molte donne omosessuali, perché sono sempre i migliori a servire il cibo e parlare di vini e riescono quasi ipnotizzandoti e a farti comprare più di quello di cui realmente hai bisogno, ma questa è la loro magia. Quindi ero in qualche modo preparato a questo quando sono arrivato a San Francisco. E quando sono arrivato a San Francisco, mi sono concentrato molto solo sul mio lavoro, e buona parte del mio tempo era dedicato allo studio. Praticamente passavo il tempo a vedere gruppi musicali, fare fotografie, e pagare le bollette. Non ho bighellonato molto.

David: Quindi studio e musica, dove andavi negli anni novanta per ascoltare musica?

Gale: Eravamo abituati ad andare al Nightbreak, andavamo al Covered Wagon, andavamo all’I-Beam. Ho lavorato al Teatro Warfield così ho ascoltato un sacco di musica sul posto di lavoro, e a causa di tutti i rapporti che si creano, il tipo di tribù gitana in cui spesso i rapporti sono "mi puoi far entrare a questo show, mi puoi far entrare a quello?" ho potuto accedere ad un sacco di roba buona, senza dover pagare, il che è una cosa stupenda. Ho lavorato in un club chiamato il Trocadero, che organizzava davvero una grande serata gay, aveva un tetto retrattile. Ma ogni sera della settimana c’erano diversi DJ lì.

David: Cosa facevi lì, quale era il tuo lavoro?

Gale: Al Trocadero stavo alla porta. Come puoi testimoniare, sono davvero un tipo tosto quindi era un lavoro che dovevo assolutamente fare. Ma la maggior parte del mio lavoro nei ristoranti è stato servire o ripulire i tavoli, o di supporto al bar. Al Warfield servivano del cibo, penso che fosse per questo che erano in grado di avere per quasi ogni spettacolo persone di tutte le età, perché c'era un poco di cibo per contrastare l'alcool

David: Un gran bel posto.

Gale: Si.

David: E 'divertente che tu abbia nominato l’I-Beam, perché tornando indietro, quello era il locale degli anni '70. E’ dove ho incontrato Harvey.

Gale: Davvero!?

David: Sì, è stato proprio all’I-Beam, ci sono andato e l’ho visto parlare. È piuttosto divertente; l’I-Beam era il Babylon.

Gale: Sì, l’I-Beam è stato un locale gay molto popolare prima che ci arrivassi io, e poi si è trasformato in un club rock, e gli spettacoli... lì ho visto gli Hole[Gli Hole sono stati un gruppo alternative rock formatosi nel 1989. Dopo una breve pausa tra il 2002 e il 2009, il gruppo si è sciolto nel 2012.[fonte wikipedia - ndt], i Flaming Lips[The Flaming Lips sono un gruppo rock statunitense, formato ad Oklahoma City nel 1983 e ruotante attorno alla carismatica figura del leader Wayne Coyne, che li fondò dopo aver rubato degli strumenti musicali in una chiesa – fonte wikipedia - ndt], i Butthole Surfers [I Butthole Surfers (trad. "Surfisti del buco del culo") sono un gruppo musicale alternative rock statunitense, fondato da Gibby Haynes (voce) e Paul Leary (chitarra) a San Antonio, in Texas, nel 1982 – fonte wikipedia - ndt]. Attiravano parecchia gente... mi pare ci fossero 3000 posti a sedere, si poteva arrivare a farci entrare 2.500 persone, forse? Quando era pieno, quando c’era gente da una parete all’altra?

David: Tutto quello che ricordo è la gente che balla.

Gale: Sì. E su per le scale, c'era un lungo corridoio, poi c'erano bar su un lato e poi un ambiente, la zona della musica dal vivo sull'altro lato. Ho visto alcune cose molto interessanti lì.

David: Hole e Butthole Surfers.

Gale: Sì. E i Flaming Lips. Non riesco nemmeno a ricordare ora. Davvero spettacoli grandiosi in quel posto.

David: Come ho detto, da quello che sentito, un sacco di musica si è inserita nella tua vita. Era una parte importante per te, eppure non era quello di cui ti stavi occupando. Quando è successo che il recitare è diventato una parte certa in quello che stavi facendo?

Gale: Sono arrivato alla recitazione percorrendo una via strana. Stavo studiando, cercando di fare abbastanza soldi per comprare pellicola così avrei potuto fare scatti e lavorarci su, e ad un certo punto non sono più riuscito a tenere il passo, così mi sono preso una pausa e non ho mai più fatto veramente ritorno a scuola. Ma uno dei miei buoni amici di scuola viveva con me al mio negozio nella zona est di Oakland e lui incontrò qualcuno in una galleria dove un suo amico stava tenendo una mostra dei suoi lavori, e poi anche io ho incontrato lei, ho fatto amicizia con un gruppo di persone nuove. Sono entrato in quel mondo quasi camminando all’indietro. Sono stato presentato ad una regista teatrale che parlava molto del lavoro sul palcoscenico e del fatto che fosse tutta la sua vita. Ed io avevo percepito le opere solo come letteratura. Avevo letto commedie, eppure non avevo mai visto davvero uno spettacolo teatrale.

David: Ti riferisci alla figlia di Martin Landau?

Gale: Si, Susy Landau, una mia cara amica. Lei è stata la ragione per cui sono venuto a Los Angeles, ed è stata lei a presentarmi ad una donna, di nome Joan Scheckel, che era un’eccellente interprete teatrale ed una regista ed io ho iniziato a studiare con lei… Ma non credo che avrei perseguito davvero quella strada se non avessi perso l’edificio in cui vivevo a San Francisco. L’edificio in cui stavo era di proprietà dell'arcidiocesi, ed avrebbe dovuto essere protetto da una sentenza comunale come spazio di lavoro e abitativo, ma in qualche modo l'arcidiocesi riuscì a venderlo e l'edificio fu trasformato in un garage, così ho dovuto andarmene. Non potevo più permettermi di vivere a San Francisco, così mi sono trasferito a Los Angeles.

David: Hanno asfaltato il paradiso...

Gale: Sì, lo hanno fatto. Lungo tutta la strada .

David: A parte tutto il resto… io sono un grande, sempre stato da ragazzo, un grande fan di Martin Landau. Che attore eccezionale. Così sei venuto a Los Angeles. Eri stato qui per via delle partite calcio, ma non avevi mai visitato davvero la città. Los Angeles, come sappiamo dato che siamo qui, è un mondo completamente diverso da quello di San Francisco.

Gale: Assolutamente.

David: Quando sei arrivato?

Gale: '97.

David: E quasi non sei rimasto. Eri, tipo, senza un soldo.

Gale: Quando sono stato assunto per il mio primo lavoro professionale come attore, sì, avevo in tasca più o meno 5 dollari.

David: Anche allora, non ti ha permesso di fare molta strada.

Gale
: No, sono riuscito solo a prendere l’autobus per andare a prendere i 5 dollari quando il mio furgone era rimasto a secco, fare benzina e tornare indietro a casa mia per poter parcheggiare il furgone lì, di nuovo senza benzina.

David: Sai, noi paghiamo un dollaro per queste interviste, mi fa sentire meglio poterti aiutare.

Gale: Lo apprezzo molto.

David: Quando vuoi. Ora, ecco come stanno le cose. Sono gli anni '90, e qualcos'altro è accaduto. La televisione sta cominciando a cambiare in un modo molto realistico rispetto alle persone omosessuali. Guardavi la televisione in quel periodo?

Gale: Non guardavo niente. Voglio dire, vivevo con veramente molto poco e non la guardavo. L'unica cosa che guardavo in televisione era qualche incontro europeo di calcio se per caso andavo in un bar da qualche parte. A volte guardavo dei film, su DVD o VHS o qualcosa del genere, ma non tenevo davvero il passo.

David: Quindi non guardavi cose come, per esempio, Ellen quando ha fatto coming out?

Gale: No. Io ero assolutamente fuori dal quel giro.

David: Hai comunque avuto consapevolezza della cosa? Abbiamo chiesto la stessa cosa a Rachel Maddow[Rachel Anne Maddow è un'intrattenitrice della televisione americana, una commentatrice politica e un'autrice. Ha un suo show televisivo serale, The Rachel Maddow Show, su MSNBC. La Maddow è la primo presentatrice apertamente gay ad ospitare un importante programma di notizie in prima serata negli Stati Uniti – fonte wikipedia - ndt). Ha detto di non aver posseduto una televisione per dieci anni, due anni dei quali in cui lei già lavorava in TV, ma ricorda di aver visto la notizia del coming out di Ellen sulla copertina di una rivista.

Gale: Si, mi ricordo di questo. Mi ricordo di un annuncio di qualche tipo, ed io non…

David: Ricordi cosa fosse?

Gale: Mi ricordo un annuncio di un qualche tipo sul coming out di Ellen. Non avevo una corsia preferenziale per capire quale fosse il suo mondo e come tutto questo lo avrebbe influenzato. Mi ricordo che a seguito di quell’annuncio il suo show venne cancellato, o qualcosa del genere, ed era il suo show, e la motivazione era il fatto che lei aveva fatto quella dichiarazione. Ma lei lo aveva fatto attraverso il suo personaggio, e questa era la parte affascinante per me. E io davvero non ho la percezione della cosa nel momento in cui è successa, perché tutto mi passava accanto e mi sorpassava alla velocità della luce. Ma poi più avanti, quando ho cominciato a pensare più in particolare al dover raccontare la storia di qualcuno che era omosessuale in televisione, tutte quelle cose sono tornate fuori nelle ricerche e nelle conversazioni, si.

David: Qual è stato il passo successivo. Avevi un agente a quel punto?

Gale: No. Avevo un manager, un manager meraviglioso.

David: Avevi un manager, e ti arriva uno script per “Queer as Folk”. Questo era nella norma? Ti arrivavano molti script?

Gale: No, no, no. I dettagli sono molto semplici. Avevo un manager che mi aveva visto recitare a teatro e lei mi procurava dei provini e io non stavo andando molto bene. Non mi piaceva per niente. Mi piaceva molto studiare, e lavorare con gli attori ed i registi, ma il terrificante percorso dell'andare ai provini per ottenere un lavoro come risultato finale mi deprimeva molto. Ed avevo preso la decisione di andarmene. Pensavo di andare a New York o a Chicago. Stavo per lanciare una moneta, stavo per prendere una decisione, immergermi ulteriormente nel lavoro di attore teatrale per imparare di più andando verso la terra promessa, per così dire, quando mi è stato inviato questo script per l’episodio pilota di QAF. L'ho letto, e, per essere assolutamente onesti, e per dare credito a chi è dovuto, se non avessi visto Aidan Gillen interpretare Stuart nella versione britannica – e il fatto che avessi avuto la possibilità di vederlo è stato veramente di un sincronismo perfetto perché la ragazza con cui stavo in quel periodo stava facendo una sorta di collage di nastri diversi, un montaggio con cose casuali una dopo l’altra che poi avrebbe ricostruito in una specie di strana trama surrealista, e stavo guardando una delle sue raccolte del giorno, e ho visto quella scena, e lei mi chiese "Cosa ne dici di questo?" E io ho risposto "Questo è... che cosa è questo?" Lei ha detto "E’ uno show britannico, si chiama Queer as Folk." ho detto "Questa cosa è da pazzi, quei ragazzi sono davvero bravi, non ho mai visto niente di simile. Come hanno... oh, è la BBC, o è Channel 4 o qualcosa del genere, perché non può essere una cosa che passerebbero in TV qui da noi". E poi più o meno un mese più tardi ho ricevuto la sceneggiatura e l’ho letta, e mi sono reso conto che era quello che avevo visto, avevo visto alcune scene dello show e le avevo trovate molto interessanti e molto convincenti, ma non pensavo proprio che potesse essere un lavoro che si sarebbe concretizzato.

David: Ti ricordi la scena che lei aveva messo in quel collage, in quel montaggio? Ti ricordi quale fosse?

Gale: Erano in un club, correvano per le strade di Manchester. C'erano un paio di scene brevi, un paio di frammenti. Poi c'era stata la scena… la scena di sesso presente nel pilot, in cui i due personaggi si incontrano, e il più vecchio porta il giovane a casa e lo battezza. Ne ho visto almeno un pezzo, perché mi ricordo che io e lei ci siamo guardati pensando, "Wow, questo va in televisione, vero? Questa non è una sorta di... no, è televisione". Lo stavamo pensando a causa del contesto, e per l'estremismo della scena, la natura estrema della scena. Così ho letto la sceneggiatura, ho chiamato il mio manager, e le avevo già detto che non avevo più intenzione di andare a dei provini televisivi. Lei mi ha detto che si trattava di un "film per la Showtime." E’ stata molto attenta nel descrivermelo. E penso che proprio perché era così terrificante ed era così improbabile che sarebbe mai stato davvero girato, e per il fatto che avevo visto la performance del personaggio per cui avrei dovuto leggere per la versione americana, che mi sono buttato e decisi di fare il provino. E l'ho fatto. Pensando che quello sarebbe stato la mia canzone d'addio a Los Angeles.

David: Ti sei più che buttato. Hai detto che era terrificante. Cosa c’era di così terrificante?

Gale: Per me, in quel momento della mia vita, e lo è ancora, è ancora una delle cose più terrificanti per me ogni giorno, è fare un buon lavoro. Io sono fortemente e ripetutamente bloccato dal mio stesso stato d'animo. E' molto difficile per me per lasciarmi andare a volte e pensare solo a fare il lavoro. Quindi, naturalmente, io esagero nell’analizzare tutto, due, tre volte. Mi terrorizzava il pensare posso andare lì e posso anche... la prima scena che ho letto per Dan e Ron era molto lunga, era davvero lunga, era una specie di discorso, ed io non avevo nessuna conoscenza personale diretta su ciò che significa essere un uomo gay, non conoscevo il mondo in cui questo personaggio agiva, non avevo alcun tacca sulla cintura a quel proposito, ma il personaggio era quello. Praticamente non faceva altro che pavoneggiarsi per tutta la pagina cercando di ipnotizzare questo ragazzo, non avevo idea di come avrei potuto interpretarlo.

David: Hai letto insieme a Randy?

Gale: No, all’inizio ho letto solo con un direttore del casting. Non ho incontrato Randy fino a più tardi in fase di test. Non l'ho incontrato fino a quando le cose erano ormai state decise.

David: Ma ricordi il discorso, come dici tu, dove ti stai pavoneggiando, è poi rimasto nello script?

Gale: Era una specie di… E’ tipo "vieni o te ne vai, vieni e poi te ne vai" era un preambolo a questo pezzo. Era una specie di dichiarazione, "sei nel mio mondo ora, puoi restare o andartene, ma questi sono tutti i motivi per cui il mio mondo è il mio mondo, e questo è quanto, tu hai le palle per rimanere?" [Ride ]

David: Quindi… questo è quello che è accaduto.A questo punto tu non sai… lo sai adesso in retrospettiva… è una cosa buffa che riguarda la memoria. Ho avuto questa conversazione con Gore Vidal in cui lui mi ha spiegato come noi semplicemente pensiamo di ricordare, ma la maggior parte delle volte quello che c’è nella nostra memoria è il ricordo dei nostri ricordi.

Gale: Si.

David: E questo è il motivo per cui la raccolta delle sue memorie si chiama “Palimpsest” [Palinsesto], è un lavoro che non è proprio di memorie. Hai già raccontato questa storia o ci hai pensato e guardando indietro ad essa… sono passati diversi anni da quando è accaduto. Sono sedici anni. Ti ricordi come ti sei sentito quando ti hanno detto che avevi ottenuto la parte?

Gale: Ricordo che mi era stato comunicato che avevo ottenuto la parte del personaggio di Brian Kinney. Mi ricordo, per strano che possa sembrare, mi ricordo che tutto è diventato silenzioso, ed io pensavo cose tipo... "che cosa hai intenzione di fare ora? Che cosa hai intenzione di fare al riguardo". Questo è proprio quello che è successo - hai ottenuto la parte e ora se accetti devi partire tra due giorni, cosa ne pensi? Ed io mi sono detto, da una parte, ho 70 centesimi. D'altra parte, ho 70 centesimi. E ho accettato. Sapevo che se fossi stato in grado di arrivare in questo luogo, dove mi volevano per lavorare con loro, allora avrei compiuto qualcosa che fino a quel momento della mia vita non avevo mai fatto. Avevo raggiunto un altro livello nella mia vita. Ero cresciuto ad Atlanta, come abbiamo già detto un milione di volte. Da ragazzo avevo già avuto amici gay, che sapevo essere gay, e avevo conosciuto delle persone gay nella mia chiesa, e conoscevo persone gay che erano solo amici di amici. Conoscevo Oscar Wilde e conoscevo Jean Genet [Jean Genet - Parigi, 19/12/1910 – Parigi, 15/4/1986 - è stato uno scrittore, drammaturgo e poeta francese omosessuale fra i più discussi del Novecento – fonte wikipedia - ndt] e Tennessee Williams come figure letterarie, a maggior ragione, soprattutto Williams pur non avendo mai visto nessuno dei suoi drammi in teatro, sapevo che molte delle cose che amavo dell’arte, delle cose che trovavo coinvolgenti, che mi avevano fatto fare un passo indietro e pensare "questo è il tipo di lavoro che mi piacerebbe essere in grado di fare ad un certo punto," o "mi piacerebbe poter conoscere queste persone, "o" mi piacerebbe vivere in quei mondi," questo mi ha fatto sentire di essere stato incluso, leggermente, in quel team. Ero stato un po’ tirato in un mondo nuovo e mi sentivo ispirato da questo. Sentivo di voler davvero fare un buon lavoro, ma come ho detto, ero terrorizzato, perché non sapevo cosa fare. A parte il leggere le battute e interpretare le azioni fisiche e sentire le sensazioni di quello che stava provando il personaggio, c'era una parte di tutto quel mondo che, voglio dire... la pistola non era carica. Non avevo i proiettili per quella parte, così...

David: Beh, non hai sparato a salve, ma ho sentito una cosa alla quale non avevo pensato prima e l’ho letta ma a me non era venuta in mente. Tu hai trenta anni a questo punto, giusto? E non hai mai avuto l’esperienza di una recitazione costante… nulla che ti avrebbe permesso di mantenerti. Non importa quale fosse la parte, gay, etero...

Gale: Si. Avevo partecipato a questo piccolo film a basso costo insieme a dei ragazzi veramente forti che erano diventati la mia prima famiglia da-set al di fuori del teatro, il correre ed il girare e il lavoro della macchina da presa, quello che serviva per fare un film.

David: Quanto tempo è durata quell’esperienza?

Gale: In tutto più o meno quattro settimane. Quindi sì, ero ancora estremamente, estremamente, acerbo, estremamente acerbo. E' affascinante per me che io sia anche solo riuscito ad andare a segno, sai? Perché è molto diverso quando si è su un set invece di essere sul pavimento di un palco con delle persone sedute sulle sedie di fronte a te.

David: Così prendi un aereo e vai a Toronto. Eri mai stato a Toronto prima?

Gale: No!

David: Oookay. Che succede ora? C'era una macchina a prenderti all’aeroporto?

Gale: Sono arrivato all'aeroporto. Ho lasciato l'aeroporto. Ho preso la macchina, e sono andato in città, all'ufficio di produzione e mi è stato subito detto che, a causa di qualche problema tecnico con il mio passaporto o il mio permesso di lavoro, sarei dovuto andare a Buffalo per riattraversare il confine. Quindi, sono salito in macchina, ho guidato fino a Buffalo, e riattraversato il confine. A quel punto ero effettivamente in Canada. Ero nella provincia dell'Ontario per lavorare a Toronto e avevo un passaporto americano e legalmente potevo lavorare, e ho potuto farlo, ed è così che è cominciato. Poi sono andato negli uffici per prendere accordi e ha incontrato Sheila Hockin e Dan e Ron - li avevo già incontrati ma diciamo che ho avuto modo di conoscerli meglio. Poi sono andato al Sutton Place Hotel, sono stato informato che il primo giorno di riprese sarebbe stato di circa otto ore di sesso, riprese di scene di sesso, e credo che la cosa che ho fatto subito dopo sia stato uscire a comprare una bottiglia di Jameson e tornare nella mia stanza, mettermi le cuffie e ascoltare il primo disco degli Stooges [The Stooges - noti in un secondo momento come Iggy & The Stooges o Iggy Pop & The Stooges - sono un gruppo rock statunitense fondato a Ann Arbor, nel Michigan, da Iggy Pop, Ron Asheton, Scott Asheton e Dave Alexander nel 1967. – fonte wikipedia - ndt] una trentina di volte fino a quando non riuscivo più a rimanere sveglio. Ho dormito per tutto il fine settimana.

David: Hai appena reso questo giorno un giorno grandioso per Asher. E’ esattamente quello che avrebbe bevuto lui.

Gale: [ride]

David:
Quindi quella prima scena, quelle otto ore, erano con Randy?

Gale: Sì.

David: L'hai conosciuto sul set per la prima volta?

Gale: No, no. Avevamo fatto una lettura del copione insieme per il network. Avevamo recitato un paio di scene insieme e poi... abbiamo fatto una chiacchierata, ci siamo incontrati un po' prima di andare sul set quel primo giorno, ma praticamente è stato come passare da zero a 100 in un solo momento.

David: Intendo farti una domanda personale. Mentre succedeva tutto questo, tu sapevi che lui era gay e lui sapeva che tu eri etero?

Gale: Non so se lui sapesse se ero gay o etero. Ed io non sapevo se lui fosse gay o etero. Non so se ho mai realmente avuto questo tipo di conversazione con lui. Non credo di aver fatto questo tipo di conversazione con nessuno. Non sentivo che fosse rilevante e, onestamente, non pensavo che fossero fatti miei. Credo di aver capito abbastanza presto chi fosse chi e di come fossero nel modo in cui erano e perché. [ride]

David: L'unico motivo per cui avrebbe potuto essere utile è che tu hai detto che non avevi esperienza di nessun tipo in quel campo. Lui era giovane, ma almeno era un mondo che non gli era del tutto estraneo. E’ stato di aiuto questo?

Gale: Se la domanda è se questo mondo su cui stavamo girando il primo giorno, era completamente estraneo a lui come un uomo gay e pure a me che non lo sono, io penso che, per dare un senso a questa conversazione, e per ciò realmente ricordo, non avesse importanza se io fossi gay o etero o se lui fosse gay o etero, perché ciò che stava accadendo era che quell’essere umano e questo essere umano avevano tutti i loro vestiti sul pavimento, ed eravamo circondati da una crew con due telecamere, una su un carrello e una fissa, e abbiamo simulato del sesso dalla mattina alla sera. E abbiamo dovuto renderlo credibile, naturalmente, perché stavamo raccontando una storia all'interno di quel sesso, voglio dire, io ero l'autista e [schiocca le dita] da dum dum, lui non lo era, ma dovevamo interagire tra di noi in modo che avesse senso date le circostanze, da dove proveniva lui, da dove provenivo io, cosa sapevo e cosa provavo su tutto questo, e quindi penso che entrambi abbiamo fatto i conti rapidamente per poi utilizzare qualunque cosa ci venisse in mente tecnicamente per poter essere davvero lì, e poi cercar di trovare del sentimento da poterci mettere dentro.

David: Molto più tardi, mi è stato detto da Dan e Ron, hanno cercato di approcciarsi in modo diverso da come avevano fatto all'inizio, e hanno cominciato a pensare a quel tipo di scene come ad una danza, a pensarla come se fosse una coreografia, piuttosto che limitare il tutto ad un togliersi i vestiti e farlo. Anche tu hai ragionato allo stesso modo, hai notato un’evoluzione nel tuo essere in grado di girare quelle scene, volta dopo volta in modo che all’interno di esse ci fosse un pensiero più consapevole?

Gale: Assolutamente. Parte della cosa era andare a regime. Facendo una scena di lotta, o una di ballo, c’è sempre una coreografia, la maggior parte delle volte si fa per sicurezza, ma in ultima analisi, serve per rendere quello che stiamo vedendo e che stiamo facendo una cosa fluida e bella. Quindi creare una coreografia è definitivamente diventata una parte del processo. Ma per me è stato difficile inizialmente cominciare a fare richieste alle persone con cui lavoravo, che fossero attori o registi o produttori, arrivare a capire che non si trattava di una scena di lotta. A volte ci bloccavamo e la riprovavamo come se fosse una scena di lotta, ma non lo era. In questo modo si può andare lisci per i primi dieci secondi della lotta, o i primi dieci secondi della danza, ed è splendido, ma c’è qualcosa d’altro dentro a tutto questo, e ha sempre la precedenza sull’aspetto tecnico. Quindi devi per prima cosa studiare la parte tecnica. Il risultato è che in questo modo sai cosa stai facendo, sai il motivo per cui lo stai facendo e conosci il tempo che ci vorrà per farlo, ti puoi rilassare, perché altrimenti mi sentirei come se fossi su di un palco senza niente addosso e con la sensazione di dover rimanere lì fino alla fine dei tempi. Quante volte dobbiamo farlo? Quante altre inquadrature, quali sono le angolazioni, escludiamo questo e così saremo in grado di andare sul set e dare tutto quello che siamo in grado di dare, possiamo passare alla prossima scena e quindi essere in grado di fare più lavoro.

David: Abbiamo scoperto che hai capito come andare a segno quasi intuitivamente, perché in gran parte consiste nel riuscire a passare alla cosa successiva.

Gale: Certo.

David: Hai detto di essere stato molto fortunato a lavorare insieme a Randy. Queste sono le mie parole, mi piacerebbe però sentirti dire quella frase e poi spiegarne il perché.

Gale: Sono stato molto fortunato che il mio partner principale in QaF sia stato Randy Harrison. E' stata una fortuna per me per diversi motivi. Prima di tutto, perché è una persona dotata di grande talento, ed io e lui, grazie a Dio, condividiamo alcuni appetiti per il cinema, per la letteratura e per la musica. Siamo andati d’accordo, in parte perché avevamo dei gusti simili, in parte perché proveniamo entrambi da Atlanta, ci siamo sentiti come se fossimo compagni, e il cominciare con il piede giusto è stato un dono, perché avremmo potuto trovarci in quel mondo senza legare per nulla. Abbiamo creato un vero legame, siamo diventati amici. Non siamo stati soltanto colleghi. Eravamo amici. Avevamo conversazioni su molte cose, in qualsiasi momento, ci vedevamo al di fuori del lavoro per ascoltare dischi o per guardare film o qualsiasi altra cosa, e sembrava quasi necessario. Beh, non era necessario, ma era di certo gradito il fatto che avessimo creato un legame, altrimenti ci saremmo uccisi a vicenda probabilmente.

David: E tu sai bene che non sempre avviene in questo modo.

Gale: Giusto.

David: Una delle cose che ti ho sentito dire, l’ho incontrata per la prima volta solo tre giorni fa e sono ancora molto eccitato per quell’incontro, è che Sharon Gless, che scelse questa parte - non fu scelta lei, fu lei stessa a scegliere - divenne una figura materna per il tuo personaggio. Parlaci di Sharon.

Gale: Ho intenzione di parlare della fantastica attrice che ha interpretato Debbie Novotny, Sharon Gless. Sharon è, tra le altre cose, ed io non uso questa espressione con leggerezza, una tipa tosta, nel migliore dei sensi. E’ forte, è divertente, lei è piena di passione e cuore, e ha regalato tutto questo, mille, centomila, un milione di volte, al personaggio di Debbie, che era questo difensore senza paura di suo figlio e degli amici di suo figlio, della sessualità del figlio e del percorso da lui scelto, anche se a volte poteva non condividerlo, lei lo incoraggiava ad essere se stesso. Molto di tutto questo deriva anche dalla relazione con suo fratello, Jack. Ma Sharon è stata davvero il nucleo di quello show, non solo per i personaggi, ma anche per gli attori. Credo che in tutto il lavoro che abbiamo fatto, ed in tutto il lavoro di cui sono stato in grado di far parte, e le scene in cui sono stato coinvolto, la scena fra tutte che realmente mi ha coinvolto di più è una scena che ho girato con lei dove Sharon, nei panni di Debbie, fa notare al mio personaggio tutte le sue paure e le sue stronzate, i suoi auto-abusi, ma poi cominciamo a fumare uno spinello, e tutto torna a posto. Questa è una scena in cui penso si possa vedere quei due personaggi creare un legame, o rivelare il loro legame in modo che il mio personaggio, Brian, che è tipo un maschio Alpha, che ha enormi riscontri dagli uomini gay, che è gay davanti a tutti, che non trattiene niente, e che, sotto sotto da tutto ciò è stato stancato, è stato molto prosciugato, ma non aveva niente a casa su cui poter contare. Aveva un padre che avrebbe voluto rompergli il collo e una mamma che era una psicopatologica borderline e una sorella che era... e così Debbie, il personaggio di Sharon, era la roccia che fin da ragazzo, nella fase della crescita, non avevo capito chi fosse, chi lei fosse nella mia vita. E Sharon è in questo molto simile a Debbie, è una tale roccia, che ero in grado di guardare a lei come Sharon e come Debbie, come Sharon e come Debbie, come Sharon e come Debbie e riuscire a sentire tutte quelle cose che avrebbero avuto un senso per quella scena, e riuscivamo a sentirci a casa.

David: Hai appena parlato di questo, dal momento che Brian era qualcuno così presente a se stesso come un uomo gay, ed è faticoso farlo tutto il tempo, l’essere questo e dover essere quello. Ma ogni tanto siamo riusciti a vedere quella vulnerabilità che lo ha reso ancora più interessante perché lui non lasciava molto facilmente che le persone gli si avvicinassero davvero. Hai visto Debbie come Sharon-Debbie, Debbie-Sharon, quanto di Brian-Gale, Gale-Brian c’è stato per te?

Gale: Penso che il personaggio di Brian e il modo in cui ho interpretato quel personaggio, a parte il fatto che io appaia come il personaggio perché sono io la persona che lo interpreta, non so quanto di me stesso ci sia in lui. Io non sono così motivato, io non sono così senza paura in circostanze del genere, non sono così apertamente aggressivo, ne’ così consapevole di me stesso. La sua consapevolezza di sé era molto forte, e questo è il modo in cui io percepivo la cosa. Aveva un'idea di se stesso, e a volte la imponeva alle persone, o la usava come una specie di sfida, e semplicemente diceva "è così che stanno le cose, e se non ti piace, vaffanculo." E lui lo usava come una sorta di mantra, e questa non è una cosa che condividiamo. Io non ho motivi per farlo. Lui aveva una crociata da portare avanti. Aveva la sua versione della crociata che aveva scelto di combattere, ed era del tutto giustificato nel fare questo, era il suo meccanismo di sopravvivenza, così come era un modo per divertirsi molto con la gente, perché a lui piace giocare con le persone. C'era un leggero lato machiavellico in lui. Penso che sia molto evidente nel suo lavoro, nel modo in cui interagisce con la gente, sia che gli chiedano dei soldi o che lo accusino di imbrogliarli o di non eseguire a dovere il progetto che lui deve vendere per loro. Questi sono aspetti che erano scritti sulle pagine ed io semplicemente dicevo quelle parole.

David: Questo è quello che vediamo per quasi tutti i personaggi che durano più di cinque minuti, gli scrittori scrivono come si deve interpretarlo. Hai mai avuto la sensazione che tu stessi influenzando la crescita di Brian, che il suo evolversi provenisse da dove tu lo stavi conducendo?

Gale: Non so se riesco ad identificare una cosa che mi posso ricordare di dove Brian, in quanto personaggio, fosse diretto durante quei cinque anni, e non so neanche dire se quello che era negli script di Dan e Ron sia il risultato di una loro osservazione su quello che io potevo aver fatto, o uno qualsiasi degli altri scrittori, ma... non lo so.

David: Voglio chiederti alcuni dettagli perché saranno importanti per quando faremo i tagli a questa chiacchierata. Una delle cose che, per tutti noi che abbiamo guardato lo show, è stata la più difficile da guardare e rimane ancora oggi un’esperienza indimenticabile è stato quando Brian, che non è una persona che farebbe cose al di fuori del suo solito comportamento a meno che non fosse per il suo stesso interesse, decide di andare al ballo di fine anno di Justin. E sappiamo come è andata a finire. Ho riguardato di nuovo quell’episodio proprio l'altro giorno; è ancora quasi impossibile da guardare per me. Tu l’hai più visto da quando andò in onda?

Gale: Ho visto quella scena forse tre anni fa, circa due anni e mezzo, forse tre. Come ogni attore, ci sono un po’ di problemi nel riguardare se stessi, vedere quanto tempo è passato, trovarsi davanti la prova inconfutabile che il mio partner di scena è un ballerino cento volte migliore di me. [Ride] Ma ci abbiamo lavorato su con l'editing e i movimenti della telecamera. Ma quella scena, quella trama, anche allora, anche adesso, ancora rimane, per certi livelli, al di fuori della mia esperienza di vita. Non sono mai passato attraverso qualcosa di simile, grazie a Dio. Nessuno, che io conosca, nessuno a cui io sia stato così intensamente legato, è passato attraverso qualcosa di simile. Credo che dal punto di vista della scrittura e del modo in cui il tutto è stato strutturato, il fare quel grande gesto, facendo qualcosa che sapeva, come personaggio, di star facendo in parte per seguire la propria filosofia di libertà, verità e onestà, ma in gran parte è solo spettacolo. Una buona parte delle motivazioni era per provocare fastidio. E questa è una delle cose che, all'interno di tutta quella parte della storia, è davvero interessante perché si mostrano questi due uomini che sono in fase di innamoramento, forse, o forse no, ma uno dei due si sta davvero insinuando nei sentimenti dell’altro, e si potrebbe pensare che colui che davvero si sta insinuando nel cuore dell’altro sia quello che ha tutto sotto controllo, ma in questa circostanza, colui che ha il controllo è il più giovane, e penso che ci fosse anche un po’ la volontà di mettersi in mostra - "ti sto accompagnando al ballo ed ho intenzione di dimostrare a tutti che le cose stanno così, e se qualcuno ha qualche problema al riguardo, ne può parlare con me dopo”. Ebbene, la realtà delle circostanze riprende vita quasi urlando e in un modo che va bel al di là di ogni aspettativa che Brian potesse avere. E’ l'inferno sulla terra. E' il senso di colpa, e controllo è la parola chiave in questo caso. Sto controllando la mia vita, e sto facendo una dichiarazione, e poi tutto ti viene strappato via.

David: E tu non sapevi cosa stava per succedere fino a quando non hai letto la sceneggiatura, giusto?


Gale: Onestamente non mi ricordo di quanto fossi consapevole di come il tutto sarebbe andato a finire.

David: Generalmente non danno molto preavviso.

Gale: Non un granché di preavviso, no. Qualcosa, ma non molto. Sapevo che saremmo andati al ballo, perché abbiamo dovuto imparare la coreografia. E quando è successo, è... ed è per questo, e torno di nuovo a quello di cui stavamo parlando prima sul perché sia stata una benedizione e perché io sia stato molto fortunato di essere stato preso insieme a Randy Harrison per recitare, è perché se non mi fosse davvero, davvero piaciuto lui come persona, e non avessi davvero avuto fiducia in lui, e davvero voluto lavorare con lui, e se non lo avessi davvero rispettato, perché so quanto talento abbia e so... abbiamo anche litigato a causa di idee diverse su alcune cose, e a volte lui ha ragione, a volte proprio no, ma siamo andati avanti comunque. Se non avessi provato quelle cose per lui, non sarei stato in grado di immergermi così in profondità nella reazione a quello che gli era successo. Perché era un mio amico. Lui è l'amante del mio personaggio, ma era un mio amico personale e qualcuno che era, ed è tuttora, a me molto caro.

David: E questo è quello che intendevo circa il tornare indietro e guardare la cosa… si, la vedi come, sai, stai facendo un passo indietro e la guardi con gli occhi di un attore che rivede un pezzo del proprio lavoro, ma ci deve essere una parte di te che prova qualche cosa di viscerale.

Gale: Sì. Guardo indietro e guardo quel ballo e guardo l'attacco e guardo l'ospedale e vedo... c'è una parte di tutto quello che è rimasto impresso nella mia memoria. E 'abbastanza vicino alla superficie. Lo sarà sempre, perché è stato tutto molto forte per me, molto forte per tutti noi.

David: Eri consapevole del fatto che anche per le persone che lo stavano guardando sarebbe stato un momento altrettanto forte?

Gale: No. Per niente.

David: In quale momento, ed è stato mentre lo show era ancora in onda o dopo, hai capito quanto di quelle cose che stavano accadendo... ed erano tantissime cose, non solo la violenza verso i gay, non solo la tossicodipendenza per il personaggio di Scott , non solo l’essere HIV+ per il personaggio di Bobby o Vic, quanto eri consapevole del fatto che, mentre lo show ancora era in onda, questi argomenti sarebbero stati estremamente risonanti per le persone in tutto il mondo?

Gale: Le storie che erano una delle parti della serie e che per essenza erano più profonde di quelle che avevano un contesto più superficiale, ballare, scopare, ridere, mangiare… le storie che erano la colonna dello show, per esempio quello che è successo con il personaggio di Ben , quello che stava succedendo con Vic, quello che accadeva con l'attacco dopo il ballo e quella scena con Brian e Justin, ci è voluto un po’ perché l’effetto che quelle scene avevano avuto al di fuori, il modo in cui le persone ne venivano colpite, tornassero indietro come un eco verso di me. All'inizio avevo sentito alcune cose. Parte delle cose che avevo sentito mi sembravano molto retoriche perché è stato molto difficile per me essere in grado di gestire quel riscontro e accettarlo dal mio punto di vista. Io stavo ancora semplicemente cercando di dare un senso a tutto e cercando di non umiliarmi o di sbagliare. Forse dopo, quando siamo tornati per la seconda stagione. Ogni tanto qualcuno mi avvicinava per la strada e mi diceva qualche cosa, ed io mi sentivo ancora così insicuro di me stesso in quel mondo. C'erano un sacco di esperienze personali o sovrapposizioni o le risposte che erano state generate dallo show che, quando quelle cose arrivano dalle persone che te le scaricano addosso, in altre parole, lo spettatore, o qualcuno che lo ha visto, viene da te e ti dice cosa ha provato, è difficile da sentire. E’ davvero difficile da sentire. Credo che parte di tutto questo sia solo istintivo. Io, in quanto attore, cerco di mantenere una sorta di distanza in modo da poter essere presente quando sto interpretando il personaggio e di non perdermi nel mezzo. Rispetto ad alcune delle cose che la gente voleva condividere e raccontare per dire come si erano sentiti, a volte erano lacrime di gioia, a volte erano ricordi davvero spiacevoli, io non mi sentivo di meritare quel tipo di informazioni. Non avrei dovuto essere a conoscenza di quello. E’ un po’ disturbante. Mentre la serie era ancora in onda, a volte mentre stavo recitando una scena avrei potuto pensare "Mi chiedo che effetto avrà sugli spettatori”, perché stavano cominciando ad arrivarmi i commenti. Dovevo bloccare tutto fuori. Non potevo permettere che mi venissero in mente, perché altrimenti non sarei stato in grado di recitare una scena con un altro attore. Avrei recitato una scena con un attore perseguitato dal fantasma di qualcuno che era in realtà a un milione di miglia di distanza, e non c'è niente che io possa fare al riguardo.

David: E tutto questo avviene quando Internet è ancora all’inizio. Non è ancora onnipresente, non è ancora arrivato il momento in cui basta accendere il telefono. Ma prima di lasciare Toronto e prima di lasciare il Babylon, rimango colpito da quanto sia stato preveggente lo show per cose che sarebbero accadute un decennio più tardi. C'è il matrimonio, e si sottolinea l'idea se il matrimonio sia in realtà una cosa buona o meno. Molte persone nella comunità LGBT, in particolare gli uomini gay, dissero che era solo un atto di assimilazione, perché diavolo dobbiamo avere bisogno del matrimonio? E questo era anche il punto di vista del tuo personaggio. Eppure i giovani hanno detto che ne avevamo bisogno, perché questo è ciò che siamo. E' stato guidato dal basso verso l'alto. Mentre giravate lo show, il matrimonio non era previsto da nessuna parte, o quasi. C'erano le unioni civili in un paio di posti, in Massachusetts il matrimonio era appena arrivato quando la serie andò in onda, il Canada è stato il luogo in cui il matrimonio è poi stato celebrato nello show. Eri cosciente del fatto che stavate raccontando fantasie che stavano per diventare realtà? Mentre raccontavate le vostre storie hai avuto il sentore che ci fosse il presagire di cose che stavano per avvenire?

Gale: Le storie che stavamo raccontando che specificamente divennero, o che erano, in un certo senso, preveggenti perché sarebbero diventate reali più tardi... il concetto di matrimonio, l'idea, il potenziale, sì, il mio personaggio considerava tutto questo un’assimilazione. La sua risposta a questo concetto era un po’ sprezzante. Per me come attore, questo suo comportamento veniva dalla visione della sua famiglia. Perché si dovrebbe voler imitare il deragliamento che è il matrimonio tradizionale, a prescindere da chi è che si sposa? A me non importa, potrebbe essere un pappagallo o un bruco, finirà tutto comunque in lacrime. Perché sprecare il proprio tempo? Ci sono cose più divertenti da fare in ogni caso. Ma quando stavamo girando lo show e le riprese di quell’arco di storia, ci siamo sentiti così al di fuori da quella che era la via principale, rispetto a tutto il resto che passava in televisione, rispetto alle storie che venivano raccontate in prima serata, ma quello era lavoro, mi sono sentito come se fossimo i figliastri dai capelli rossi e che tutte le cose che stavamo facendo erano una proiezione privata. Non sarebbe stato diffuso alla popolazione. Quando poi invece tutto ha preso vita, non mi sono sentito di poter rivendicare alcun credito per questo. Mentre stava accadendo, noi ci sentivamo come se stessimo raccontando solo le storie di una parte della nostra popolazione che era oppressa e messa da parte e voleva la propria libertà e pari diritti.

David: Peter ci ha detto che egli ritiene che senza Queer as Folk, forse Modern Family, Ellen, e alcuni altri show, non saremmo arrivati all’uguaglianza del matrimonio così rapidamente come poi è avvenuto, anche se sembra che ci sia voluto molto tempo, quando finalmente è successo, è successo abbastanza velocemente rispetto ad altri tipi di diritti civili. Guardando indietro adesso, riesci a percepire l'impatto che ha avuto?

Gale: Sì, dopo che è successo, dopo il tempo che è passato, è molto più facile da vedere ora con il senno di poi. È facile mettere il momento in prospettiva, e tornando a quello di cui questo progetto si occupa, il potere del mezzo e il potere di riuscire ad introdurre un'idea in questo mezzo che è così potente. E’ stato un lento bruciare per molto tempo. C'è un pezzo qui e c'è un pezzo qui e c'è un pezzo qui e assomiglia ad una curva di apprendimento o a una sorta di grafico del mercato, dove [disegna lentamente con le dita una curva verso l'alto] qui è qui è qui, e ad un certo punto arriva al paradiso. L'idea diventa troppo potente, ha troppo peso, ci sono troppe persone dietro ad essa e c'è troppa comprensione. C'è la consapevolezza. Non si può non vedere la verità e la realtà più e più volte e non comprendere che questo riguarda altri esseri umani. Quelle persone sono i vostri concittadini, queste sono persone che potrebbero vivere vicino a voi nella stessa strada, queste sono le persone con cui andate in chiesa, sono persone con cui siete cresciuti. Il pensiero semplicemente si sedimenta. Si sedimenta.

David: Si tratta di una famiglia moderna.

Gale: Si tratta di una famiglia moderna, assolutamente.

David: Vorrei fermarmi un altro attimo a Toronto e poi ce ne andiamo da lì, e parlo letteralmente dell'ultimo momento. Il Babylon - esplode. Ho parlato anche con Ron e Dan di questo. In quel momento pensarono,"beh, forse abbiamo esagerato, forse è troppo, forse siamo andati oltre il limite." Prima di tutto, ti ricordi di quando hai visto lo script e hai letto quello che stava per accadere, ti ricordi come ti sei sentito al riguardo?

Gale: Una parte di me, ad essere onesti, era un po’ con quel senso di, forse ho visto troppi show sugli avvocati, forse ho letto troppi romanzi polizieschi, ci sarà qualche emulatore. Qualcuno vedrà qualcosa. Lo utilizzeranno per un motivo. Spero che non sia quello che succederà qui. Mi dispiacerebbe se questo dovesse essere l’evento che interrompe tutta la storia, che sarebbe come dire questo è quello che sta succedendo, nel nostro mondo, nel nostro show. Questo sta accadendo ai nostri personaggi. E potrebbe accadere e accadrà, e sta accadendo, e spero solo che accada il meno possibile, e spero che il maggior numero di persone possibile se la cavi. Se mi stai chiedendo come ho reagito quando ho visto la sceneggiatura, tutto ciò che si può mettere nella coscienza pubblica può essere replicato.

David: E ancora, mi piacerebbe che tu mi dicessi questo nella risposta, ma avanziamo veloci a qualche mese fa, in un luogo che ti è familiare, in Florida, Orlando. Non era una bomba, ma potrebbe tranquillamente esserlo stata. Ti ricorda qualche cosa questo? Ti ha riportato indietro facendoti rendere conto che per quelle persone nel club, le sensazioni erano le stesse che tu avevi girato una decina di anni prima?

Gale: Penso che quello che è successo ad Orlando certamente mi ha ricordato quella storia che stavamo girando e l’attacco al club. E’ uno shock continuo. Se ti trovi nel mezzo di un attacco, grazie a Dio non ho mai avuto questa esperienza, ma per le persone che ci si trovano in mezzo, è la guerra. È guerra. In un certo senso, siamo un paese benedetto, sperimentiamo poco di queste cose rispetto al resto del pianeta e a quello che sta succedendo nel mondo in questo momento. Ma mi ha ricordato tutto questo ed io sono soltanto... io non sono abbastanza forte, non credo, o non sono sufficientemente consapevole delle circostanze per sentire qualcosa di diverso da... Credo che questa sia la reazione di tutti. Orrore, terrore, rabbia, e insensatezza. Perché? Non vi è alcuna giustificazione e non c'è alcuna giustificazione logica di una qualsiasi giustificazione che si potrebbe dare o trovare. Si tratta di un atto malvagio.

David: Lo è. Abbiamo ancora una parte da fare. Hai bisogno di un poco di acqua, stai bene?

Gale: Gradirei un sorso d'acqua, in realtà.

David: Sì. Ray? Possiamo averne un poco? Ora che abbiamo finito a Toronto, ed è lì che voglio finire. E, come abbiamo detto quando abbiamo parlato al telefono, se c’è qualcosa che… sto per fare altre domande, ma sono sotto una forma diversa, progettate per darti uno spunto da cui partire. Dovunque tu voglia andare e dove io voglio che tu vada. E’ una conversazione non un’intervista.

Gale: [gli viene data una tazza di acqua] Grazie. Molte grazie. [Beve tutta la tazza in una volta sola] Grazie mille.


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David: Così questo è il potere della televisione… è da questo che siamo partiti ed è con questo che finiremo, ma non è una cosa che finisce con un gemito. Non avevi mai lavorato in televisione prima di scendere da quell’aereo a Toronto, e oggi è il lavoro per cui vieni più spesso riconosciuto, e hai fatto diverse cose in televisione da allora, ma in generale sei riconosciuto per il lavoro fatto per la televisione. Questo ha cambiato il modo in cui le persone ti vedono nel mondo. Non so se abbia cambiato il modo in cui tu guardi a te stesso, ma di certo ha cambiato il modo in cui la gente ti vede, che poi è esattamente quello che succede se si lavora in televisione. E questo è proprio l’argomento di cui voglio parlare con te. E' stata una grande cosa quella che è successa ad un ragazzo che stava per lanciare una monetina per decidere se andare a Chicago o New York. Cominciamo con questa domanda: lavorare in televisione come ti ha cambiato e come ha cambiato il tuo modo di vivere?

Gale: Lavorare in televisione ha cambiato il mio modo di vivere e il mio modo di esistere nel mondo in maniera istantanea, sono stato in grado di pagare i debiti contratti per gli studi. Per essere onesti, l’agenzia delle entrate si è presa tutto il mio primo stipendio, [ride] il che andava benissimo perché ero sempre molto in arretrato. E quel primo lavoro in televisione mi ha permesso di trovare una nuova famiglia, simile a quella che si trova in teatro, ma le circostanze erano estreme, la storia era estrema, a volte, non tutti i giorni, ma molte volte le storie che raccontavamo erano estreme. Il mio personaggio era un personaggio estremo. Non affrontava la vita in modo leggero. Era all’attacco per la maggior parte del tempo, e così molte delle scene che ho girato riguardavano questo, raccontare quella storia richiedeva un sacco di lavoro, un sacco di ore, un sacco di confusione, circa il mio fare un buon lavoro o meno. Ma in qualche modo i miei progressi mi tiravano un po’ su, in fondo ero un attore che lavorava. Ero un adulto che poteva pagare le bollette, dare qualche cosa in cambio di qualche cosa. Questo è stato l'impatto immediato. Credo che l'impatto secondario me lo senta addosso ancora oggi invece, ma questo deriva dall’attenzione che mi arrivava da sconosciuti che presumevano io fossi la persona che vedevano nella scatola di vetro, che ero una brutta versione della persona vista nella scatola di vetro, che io fossi orribile, che la mia performance fosse sub-umana o qualunque cosa fosse. Insomma, ci sono tutti questi tipi di cose, perché una volta che ti metti là fuori, ti metti là fuori, e ti metti chiaramente in gioco per qualunque cosa possa capitare. Per esempio le speculazioni sul fatto che io fossi un gay non dichiarato, interiorizzato, che nascondessi il fatto di essere omosessuale mentre interpretavo il più sfacciato uomo gay della televisione, e quanto questo fosse insensato.

David: Come ci si sente?

Gale: E’ surreale, fondamentalmente. È una conversazione impossibile da avere. Tu capisci che io non sono il tipo che è nello show, giusto? Io non sono lui. E anche se fossi quel ragazzo, io non sono quel tipo. E anche se fossi quel ragazzo che io non sono, in ogni caso come fai a sapere se ti sto dicendo la verità? Quindi questo dibattito estremo in cui siamo intrappolati in questo momento, è in sostanza solo una perdita di tempo. Questa conversazione non andrebbe mai a finire da nessuna parte, quindi limitatevi a guardarmi in TV, e dirigete tutte le vostre preoccupazioni, complimenti, critiche, a lui, perché si tratta di lui. Non di me.

David: Quanto spesso ti accade questo?

Gale: Più allora di adesso. Sono stato interrotto a cena una volta, ero seduto ad un tavolo con una donna con cui chiaramente stavo per cenare, da un uomo gay che voleva mettermi davanti alla faccia i suoi genitali e restava lì in piedi vicino al mio tavolo e mi guardava come un cane rabbioso dall’alto, credo che fosse perché voleva ingaggiarmi in un combattimento, o forse voleva che lo baciassi, o che gli chiedessi un appuntamento o che la mia accompagnatrice si alzasse e gli lasciasse il posto. E mi provocava. Puoi farlo davvero, puoi davvero farlo? No, non posso farlo davvero, perché non sono al lavoro, ma era parte di esso. E poi un’altra parte è stata come hai mai potuto recitare quella parte, come hai potuto farlo? Come hai potuto fare tutta quella roba gay che hai fatto? Ancora una volta, non ricevendo il messaggio che io stavo facendo qualcosa, stavo creando qualcosa, io sono solo un ingranaggio di una macchina che è stata creata da qualcun altro, che mi piace e a cui sto cercando di contribuire. Non ha nulla a che fare con te, e tutto ciò che pensi, sei il benvenuto, ma non ha nulla a che fare con me.

David: Nessuno mai, e sto cercando di indovinare adesso, ma penso di aver ragione - nessuno credo vada da Michael C. Hall per dirgli "come hai potuto essere Dexter?". Perché si dovrebbero trattare le persone in questo modo? Perché sanno che si tratta di fantasia, e non di reltà. Eppure, quando si tratta di sesso, è diverso. Perchè?

Gale: Il motivo per cui la gente non riesce a distinguere così facilmente a volte tra l'attore e la persona che stanno vedendo rappresentata, per esempio, Brian Kinney e tutto il sesso che faceva e tutto il resto è stato considerato da alcune persone un deviato e da qualcuno un perverso e da qualcun altro un anti-cristiano, da qualcuno un peccatore e probabilmente da alcuni un comunista o qualsiasi altra cosa pensavano che fosse. Il sesso è il sesso. E’ palpabile, è viscerale, è un’espressione fisica delle cose che abbiamo o nel nostro immaginario o nel nostro cuore o in entrambi i posti allo stesso tempo. E così vedere un'altra persona impegnarsi proprio in quelle cose, in modo che sembri che stiano credendo in quello che stanno facendo, che supportano quello che stanno facendo, che non è solo un rendere fisica un’idea, non è solo una pantomima, fa sembrare che quella persona che interpreta quel personaggio creda in ciò che il personaggio sta facendo, il che in effetti è vero, ma rimane solo il gioco comunque. Quando si mette il sesso al di sopra di questo, o lo si mette all'interno di un atto sessuale, è sovralimentato. E poi, quando al sesso si accompagna un aspetto politico, per esempio, stiamo ancora vivendo in quel mondo, c'è ancora un aspetto politico sessuale sui gay o sugli etero, è molto duro per loro estrarre me o loro stessi da tutto questo. Ed è molto difficile per loro riuscire a non giudicarmi come persona, per come io mi sia nutrito di questo, in quel mondo o nel mondo di quel personaggio.

David: Quando hai smesso di interpretare Brian Kinney, i tuoi sentimenti verso quel personaggio sono cambiati in qualche modo?

Gale: Dopo aver interpretato il personaggio di Brian Kinney, i miei sentimenti per lui sono cambiati nel senso che vorrei poter tornare indietro e farlo meglio. Non tutto. Io non sono nostalgico, o dolorosamente rievocativo, o qualsiasi altra cosa significhi la frase, io non ho nostalgia per il periodo che ho trascorso con lui che è stato un tempo molto difficile ed in un certo senso, a volte, imbarazzante. Ma avrei voluto interpretarlo in maniera più convincente. Ci sono aspetti di lui che capisco di più adesso, grazie all'età e al tempo, se guardo indietro. Ci sono alcuni punti che vorrei aver reso in modo più chiaro, e ci sono alcuni punti in cui non avrei voluto spingere così duramente. Voglio solo tornare indietro. Voglio riempire alcune di quelle sfumature. Alcuni momenti di finezza che allora non sono riuscito a raggiungere.

David: Ma non c'è mai stato un momento, o c'è stato un momento, mentre sei a cena con una donna in un ristorante e qualcuno ti vede come Brian Kinney e non come Gale Harold, in cui pensi: "maledizione, vorrei non averlo fatto. "

Gale: Non c'è mai stato un momento in un ristorante, mentre ero a cena con una donna, in cui ho pensato "maledizione, vorrei non averlo fatto." C’è stata una volta in cui qualcuno si è rivolto a me con un comportamento molto maleducato, ma non è quella la reazione che ho avuto. Non mi dispiace... non mi pento di averlo fatto, mai. A volte mi sento frustrato dall'effetto che hanno le speculazioni di certe persone su chi sia io come persona, e di conseguenza su ciò che sia vero per me, e sul perché io stia facendo quello che sto facendo, a volte, questo arriva alle persone con cui sono e può farle soffrire, far loro del male o può renderli sospettosi. Ma così vanno le cose. Non posso cambiare il passato, non posso impedire alle persone di speculare, e non potrò mai cambiare quello che un gruppo di persone anonime in internet o quello che è... qualsiasi cosa avranno intenzione di fare sarà quello che faranno. A volte, è irritante? Sì. Mi vergogno, o mi pento di averlo fatto? Diavolo, no. Mai. Mai.

David: Quindi, torniamo a come la televisione ha cambiato il modo in cui tu ti ritrovi nel mondo, e una delle cose che è successa è... tu mi dai l’impressione di essere una persona che, fin da piccolo, ha vissuto in se stesso, e questo è semplicemente il tuo modo di essere. Molte persone manifestano i propri sentimenti, altre non lo fanno. Deve essere difficile essere una persona che… tu potresti trovarti dall’altro lato della strada, e la gente riuscirebbe ad individuarti in mezzo alla folla. Si perde l'anonimato quando si dispone dell’ubiquità che la televisione ti dà. Che mi dici di questo aspetto, dimentichiamoci di quel ruolo ora, mi riferisco solo al fatto di essere una persona pubblica che non aveva programmato di diventare tale.

Gale: Diventare una persona pubblica, in seguito alla sovraesposizione che la televisione ti dà, l'ubiquità della televisione, e il tuo anonimato che se ne va via... inizialmente, è uno shock. Si tratta di un aggiustamento difficile, che richiede un certo tempo. Io non sono una persona estremamente estroversa. Non voglio tutti gli affari miei esposti per la strada tutto il tempo. Ma il contrappunto a questo è che l'unica ragione per cui i miei affari si trovano così esposti e la gente mi riconosce è che io sono riuscito a trovare un posto nel mondo dove voglio vivere, facendo il lavoro che voglio fare, quindi il risultato non è così male. A volte diventa estremo, e può essere invasivo, e può essere un po’ destabilizzante, metterti a disagio, può essere borderline apparentemente pericoloso a volte perché alcuni di quegli impulsi non sono gestiti molto bene. Ho sperimentato su me stesso il fascino che può avere una persona famosa. Mi ricordo di essere stato una volta in piedi a qualche metro di distanza da Lou Reed e di avere avuto la sensazione che le mie ginocchia si sarebbero disintegrate finendo nelle scarpe. Ed è una sensazione che non avevo mai provato prima, ma se si viene sopraffatti, si viene sopraffatti. E se io ho mai avuto, anche solo in proporzione minore, quel tipo di effetto su qualcuno perché qualcosa in cui io sono stato coinvolto ha generato una reazione basata sull’aver goduto del lavoro che ho fatto, va bene.

David: Non ho intenzione di dire stronzate, ma ti dico, tu lo sai, lo hai visto l'altra sera al ristorante, questa è la milionesima volta che ti è successo in un decennio, che la gente ti ha detto quanto quel ruolo li abbia colpiti. Nel bene, nel male, con indifferenza, ma li ha colpiti, li ha emozionati, li ha toccati in un modo tale che proprio non potevano non dirtelo. Capisco che mentre stavate ancora girando, era meglio bloccare questo tipo di cose, ma ora sono passati dieci anni. Cosa succede quando senti dire queste cose, quando qualcuno dice, e qualsiasi esempio è il benvenuto, quali sono alcuni dei modi in cui la gente ha detto che Brian Kinney li ha colpiti e che tu hai avuto modo di sentire?

Gale: Ci sono state persone che mi hanno avvicinato per dirmi la loro esperienza nel aver guardato Queer as Folk e specificamente che cosa guardare il personaggio che ho interpretato in quel progetto avesse significato per loro, e a volte è stato un po’ imbarazzante. Sono andato un pochino fuori di testa. Lui era un tale predatore nel mondo dei nightclub che alcune delle cose che a cui si riferivano, insomma non erano proprio le conversazioni più confortevoli da avere con dei perfetti sconosciuti. Ma molte volte, e capita più spesso così che non il contrario, mi ringraziano per aver in qualche modo portato avanti un messaggio e per averli aiutati a credere che ci fosse qualche cosa di più di quello che sembrava essere disponibile al momento. E' passato molto tempo dai tempi in cui lo show andò in onda e l'effetto è persistente in una certa misura, ma è una bella cosa. E' bello sapere che alcune persone, in alcuni luoghi, a volte, hanno considerato il lavoro che abbiamo fatto e di cui io ho fatto parte e abbiano sentito qualcosa di reale e con cui potevano relazionarsi e sentirsi bene per questo.

David: E questo se vuoi è il tutto. La parte specifica e la potenza di questo show che lo distingue da tutto ciò che lo ha preceduto e senza dubbio da tutto ciò che è venuto dopo, è la sessualità. C’è una forte componente che riguarda il possedere una propria sessualità, il non nasconderla, il non chiedere scusa per questo, e soprattutto Brian non chiede scusa per questo, ma vale per un sacco di persone. Peter ha parlato proprio di questo. Un uomo effeminato, che non chiede scusa per questo. Questo è davvero quello su cui voglio insistere, la sessualità di quel ruolo, quella era una cosa che sono sicuro nessuno avrebbe potuto prevedere. Penso che sia stata Sharon a dirmi l'altra sera che l’unica domanda che aveva posto era stata "filmerete davvero tutto quello che sto leggendo qui, perché non credo che lo manderanno mai in onda”.

Gale: [ride]

David: Beh, è successo invece, e per anni. Questa è stata la parte che affermava la vita di un sacco di gente, che ha cambiato la vita di un sacco di gente. Per te invece?

Gale: La sessualità dello show, in particolare in quanto al mio personaggio e quello che il mio personaggio faceva della sua vita e di come questa storia sia stata raccontata e di come questo si colleghi alla sessualità... la sessualità, il sesso, l'atto del sesso, lo scopare, il fare l'amore, comunque sia, è solo parte di ciò che gli esseri umani fanno. E' quello che facciamo. E' quello che fanno gli scoiattoli. E' quello che fanno le farfalle. Noi lo facciamo con molto più stile, potremmo dire, magari no, e molta più fantasia, e molta più filosofia, e molta più religione, e molta più ossessione, ma rimane comunque semplicemente una cosa che facciamo. E lo facciamo perché dobbiamo procreare, certamente, fino ad un certo punto, ma lo facciamo anche perché ci si sente veramente bene. Ed è un gioco di potere, ed è un gioco di espressione, ed è un gioco della vita, "io sono vivo ora. Non so per quanto tempo rimarrò qui, nel grande schema delle cose, ma voglio essere qui". E penso che il modo che ho io di guardare a Brian, abbia molto a che fare con questo concetto. Brian, il modo in cui l'ho capito, e il modo in cui l’ho lasciato entrare dentro di me, è stato... è stato molto semplice. E’ molto semplice. Sono vivo. Vivo a Pittsburgh. Mi piacciono gli uomini. Non solo come amici. Sono anche un essere umano. E la mia attrezzatura funziona. Quindi io voglio fare sesso. Mi piace molto fare sesso. Questa è la storia. Ora, io sono bravo in quello che faccio, come agente pubblicitario. Ho un gusto decente. Sono volgare. Sono irriverente. Sono molto sarcastico. E un sacco di persone mi fanno venire voglia di ucciderli. Ma questo non cambia il fatto che io sono un uomo, i miei organi sessuali funzionano, non sono attratto dalle donne qualsiasi sia il motivo, io non ho creato la razza umana quindi non so perché funzioni in questo modo, e forse un giorno qualcuno lo saprà, ma per il momento no. So solo quello che mi rende eccitato o che mi tira su o mi smonta o comunque la si voglia mettere. Quello era Brian. Voleva quello che voleva e andava a prenderselo, e non gli importava. E non perché non gli importasse delle altre persone. Ma perché equiparava la realtà con la soddisfazione e prendeva atto del suo lato animale. E questo non vuol dire che il lato animale sia il migliore o il peggiore rispetto al lato intellettuale o il lato spirituale, ma si tratta di un lato, ed era una delle cose che gli dava piacere esprimere. Quindi non ci resta che essere onesti l’uno con l'altro. Tutti, che vi piaccia o meno, avete il sesso nel cervello, da qualche parte. E si spera che sia anche in buona parte nel vostro corpo. Quindi, fatevene una ragione, giusto? Fatevene una ragione. E fatelo. Fatelo in modo sicuro, ma fatelo e basta.

David: Ci hai appena procurato una sponsorizzazione dalla Nike.

Gale: [ride] Giusto.

David: Grazie per questo. La differenza però, con QAF, e la differenza con quello che hai appena detto, è che tu hai utilizzato ogni parola, a parte “vergogna”. Si trattava di sesso senza vergogna. Questo era qualcosa di nuovo da vedere per le persone omosessuali. Non si offrivano scuse. Ci sono state complicazioni per questo, ci sono state difficoltà, erano presenti tutte le cose che gli esseri umani sentono, ma non c'era alcuna vergogna, e questo era qualcosa di nuovo. Lo avevi compreso?

Gale: Penso che la nostra rappresentazione dei personaggi che erano nello show e questo show riguardava un gruppo di uomini e donne omosessuali e le loro famiglie, ovviamente rappresentava anche la loro vita sessuale, e quindi avremmo visto anche quella. Ne avremmo vista molto di più di quanto fino a quel momento gli altri programmi ci avevano mostrato, ma credo che al momento io non avessi ben chiara l’idea dell'impatto che avrebbe avuto. Tutto quello che so è che, se camminando lungo la vostra strada poteste abbattere tutte le facciate del quartiere, vedrete delle cose. Vedrete la verità. Vedrete le cose che le persone nascondono, vedrete le cose che la gente non nasconde, ma che semplicemente non fa in pubblico. Ma è un equalizzatore. Si tratta di un equalizzatore democratico. Quello che abbiamo mostrato ha portato qualcosa che era stato represso e limitato ad essere mostrato alla luce del sole. Lo abbiamo messo proprio al centro della stanza, e abbiamo detto "questo è ciò che i nostri personaggi fanno. Questo è quello in cui credono, e questo è ciò in cui non credono. Questo è il modo in cui mandano tutto all’aria, questo è come fanno bene le cose, e questo è come le fanno male. Ma la loro identità sessuale è parte del tutto". E le persone là fuori che stavano guardando lo show avrebbero visto alcuni aspetti di se stessi in esso, e stavano per vedere anche la loro vita sessuale. Non mi rendevo conto al momento di quanto vasta sarebbe stata la portata, e sono contento che questo sia stato in grado di far si che le persone si sentano un poco più a proprio agio con i loro desideri, e con le cose che li emozionano.

David: E' divertente, oggi abbiamo intervistato un ragazzo che recita in Glee, e la grande cosa che ha fatto è stato, lui non era dichiarato, baciare un ragazzo in uno spogliatoio, e ha chiamato suo padre quando ha ottenuto la parte e ha detto "questo è nello script di oggi, e ho intenzione di farlo", e suo padre ha risposto "forte!" Tu hai avuto una risposta positiva da parte delle persone della tua vita? Sei stato supportato dalle persone intorno a te mentre ancora stavi lavorando?

Gale: Più che altro, sì. Non sono mai stato apertamente messo in ridicolo da parte delle persone che conoscevo. Nessuna delle persone che conoscevo mi ha mai fatto soffrire per questo. Penso che le persone che avrebbero potuto fare una cosa del genere erano già state rimosse dalla mia vita da anni comunque. Alcune delle persone che conoscevo sono rimaste affascinate, e cercavano di capire come fossi riuscito a farlo, come fai ad arrivare a fine giornata? Ma nessuna vera presa in giro da amici, da parte di persone che rispettavo. Ho sentito persone ridicolizzare me e la mia prestazione. Li ho sentiti farlo in mia presenza quando non erano consapevoli del fatto che fossi lì, e anche quando sapevano che ero lì. Ma questo è il modo in cui vanno le cose.

David: Non sentirai cose del genere da nessuno da questo lato della sedia. Devo dire che penso che il modo in cui tu hai reagito quando hai visto la versione UK è ciò che sta accadendo ora, perché la maggior parte degli americani non hanno visto la versione UK, hanno visto questa. E si sa che questa versione è ancora viva oggi. Questa è una cosa che non sapevo fino a quando Peter non si è seduto su quella poltrona e ci ha detto che il luogo di ritrovo più grande per le persone gay in Cina è il sito web QAF US. Come saprai, la cultura cinese e il suo governo non sono propriamente gay friendly.

Gale: No.

David: Ma il sito QAF US è il luogo in cui i gay cinesi si ritrovano, guardano lo show, per vedere se stessi, per trovare un terreno comune.

Gale: [sorride ampiamente] Questo è un bene.

David: Si tratta di un miliardo di persone. Quindi... tutto questo andrà avanti per un bel po’, e grazie.

Gale: Grazie.

 

 

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